TORINO - «Se Belotti rinnova? Vediamo. Se voglio tenerlo? Come no, ma vediamo». Così parlò Urbano Cairo ieri a Milano, uscendo da una riunione con gli altri presidenti di Serie A, tra un auspicio di riapertura degli stadi al pubblico, «fonte di ricavo fondamentale», e un complimento d’ordinanza alla Nazionale. E comunque: fino a qualche tempo fa diceva che era incedibile, Belotti. O che comunque non lo avrebbe venduto. Poi ha cominciato a dire che non sussistevano i presupposti per una cessione, modo elegante per ammettere che non si erano registrate offerte degne di essere prese in considerazione. (...) Quando invece ha cominciato a capire che il Gallo non era più disposto a credere a friabili promesse e vaghe rassicurazioni, sia dal punto di vista contrattuale sia in un’ottica di ambizioni calcistiche per la squadra, ha riattaccato con il classico e sempre utile motivetto del giocatore che deve essere convinto di rimanere, motivato, blablabla; insomma quei discorsi che sinistramente tornavano a richiamare le celeberrime ali da non tarpare che in passato avevano fatto da preludio ad altre cessioni eccellenti. (...)
Due possibilità sul futuro del Gallo
Circola peraltro un video in cui lo si vede replicare con sorrisi e saluti, dal pullman degli azzurri, alle invocazioni di un cuore granata disperato come quasi tutti all’idea di perderlo. Ora come ora, delle due l’una: o il capitano inizierà la sua 7° stagione granata da svincolando, pronunciando o meno quell’urlo di battaglia congiunto invocato da Juric, oppure Cairo accetterà la prima proposta (in)decente che si concretizzerà. L’interesse della Roma - stanti le difficoltà economiche del Milan che intanto ha aggiunto Giroud a Ibra e potrebbe attendere il prossimo giugno per ingaggiare il Gallo - si conferma ogni giorno il più palpabile; del resto Mourinho guardava a lui già da Londra quando allenava il Tottenham. (...)
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