Un articolo pubblicato giovedì sulle pagine (anche prestigiose) de Il Sole 24 Ore ha nuovamente acceso un dibattito popolare tra i tifosi del Torino: e se ne è trovata la riprova innanzi tutto, ma non soltanto, nel mondo dei forum più battuti dai tifosi granata. Tutto ha (di nuovo) preso avvio l’altro giorno dopo la pubblicazione e la diffusione tra chat e social dell’articolo firmato dal giornalista Carlo Festa, inerente l’interesse del colosso austriaco Red Bull per la società calcistica Alcione, da tempo diventata la terza squadra di Milano, fondata nel 1952 e ora reduce dal suo primo campionato disputato in Serie C. Alla guida dell’Alcione, un noto uomo d’affari bolognese: Giulio Gallazzi, imprenditore in ambito finanziario a capo di Sri Group (gruppo internazionale operante nell’advisory finanziaria e nel corporate investment banking), presente in numerosi Cda di aziende italiane tra cui Mfe-Mediaforeurope (Mediaset). Imprenditore di successo, ma anche sportivo vincente sul campo, non solo a tavolino: negli Anni 80 Gallazzi fu campione italiano ed europeo di football americano, tra soddisfazioni individuali e di squadra raggiunte anche in nazionale.
La galassia Red Bull e l'Alcione
All’interno dell’articolo pubblicato su Il Sole e dedicato all’interesse che il fenomeno Alcione ha destato anche all’interno della galassia Red Bull, che vanta diverse squadre nel mondo (i club più noti: Lipsia, Salisburgo, New York, Bragantino in Brasile e, in Francia, il Paris, al fianco del primo azionista Arnault), si leggeva a un certo punto: nel calcio «Red Bull non è ancora presente in Italia e avrebbe guardato diverse possibili operazioni: avrebbe dato uno sguardo al Torino Fc, ma avrebbe poi deciso di congelare (almeno per ora) il dossier, vista anche la valutazione elevata da parte dell’azionista Urbano Cairo: 200 milioni secondo i rumors. E, con un occhio ai club emergenti, Red Bull avrebbe avviato discussioni con Gallazzi per l’Alcione»: eccetera eccetera. Come si può leggere in basso, abbiamo parlato con il presidente del club milanese, il quale effettivamente ha confermato l’appeal crescente suscitato dal suo Alcione anche nel mondo della Red Bull («ma in ogni caso il mio club non in vendita prima di almeno qualche anno e di un’ulteriore crescita fino alla Serie B. Quanto a eventuali precedenti contatti tra Red Bull e Cairo, però, non so nulla», ci ha detto).
Il Toro e l'interesse di Red Bull
Di un possibile interesse di Red Bull per il Torino si vocifera in modi diversi sui media dalla fine della scorsa estate, da quando cioè la multinazionale austriaca, marchio vincente negli sport (e nel mondo con la sua bevanda energetica), diventò uno degli sponsor del club granata, cominciando a far sognare come non mai i tifosi, che dallo scorso agosto sono di nuovo massicciamente protesi a una continua contestazione contro Cairo. Che però ha ripetutamente smentito di avere (o aver avuto) trattative con Red Bull per la cessione del club. E la stessa multinazionale aveva smentito di voler acquistare il Torino, a gennaio, con una dichiarazione di un suo alto dirigente. Anche abbastanza di recente Cairo ha smentito pubblicamente che interlocutori all’altezza si siano fatti avanti con lui per il Torino, in questi mesi. Restano però pure quelle sue parole di mesi fa, mai cancellate: «I ventenni finiscono (Cairo è presidente dal 2005, ndr) e io sarei disposto a vendere il Torino, se si presentasse qualcuno più ricco e bravo di me». Già: ma quanto chiede?, si chiedono i tifosi, temendo che Cairo stia facendo di tutto per non favorire l’emersione di un candidato acquirente.
Tante speranza, poche certezze
Di sicuro un passaggio chiave per capire se una svolta potrà essere vicina si materializzerà in autunno, dopo che la Praxi avrà ufficialmente comunicato il valore dello stadio Grande Torino (come da richieste del Municipio all’advisor incaricato) e dopo che il governo cittadino avrà avviato il passo successivo: il lancio, l’apertura di una manifestazione d’interesse pubblica. In pratica, chi sarà interessato ad acquistare lo stadio, oggi di proprietà comunale, potrà farsi ufficialmente e pubblicamente avanti: sulla carta, lo stesso Cairo per conto del Torino (per aumentare il prezzo del club granata e solo a quel punto venderlo?), così come un altro soggetto (fondi Usa o arabi, se non la stessa Red Bull o altre multinazionali) interessato ad acquistare lo stadio per desiderio di business, nonché il club granata, quasi contestualmente, per necessaria strategia. Nell’attesa, certezze non ce ne sono. Speranze tante, invece, tra tifosi imploranti un cambio di proprietà e una gestione migliore. Speranze anche in Municipio, va detto, partendo dallo stadio finalmente da vendere, ora che il sindaco è riuscito a far scomparire le ipoteche.