Se c’è qualcuno che conosce bene sia Marco Baroni che l’ambiente granata questo è Massimo Taibi: con il tecnico ha lavorato nella stagione 2020/2021, quando era il direttore sportivo della Reggina, la maglia del Torino l’ha invece indossata nei primi due anni della gestione Cairo ed è stato il portiere della promozione in A nel 2006. 

Massimo Taibi, partiamo con una domanda secca: Marco Baroni è l’allenatore giusto per il Torino?

«Sì, Baroni è uno dei migliori tecnici in Italia, lo ha dimostrato in tutti questi anni, da quando ha allenato la Reggina in poi. È un tecnico molto preparato, ha uno staff altrettanto preparato, ed è molto bravo anche nel leggere le partite».  

Cosa l’aveva convinta a sceglierlo alla Reggina?

«Dopo avere deciso di cambiare allenatore, avevamo incontrato tre tecnici, uno di questi era appunto Baroni. Mi aveva colpito che mi aveva parlato di alcuni giovani che avevamo e che fino a quel momento non avevano mai giocato. Lui li conosceva già». 

Vanoli ha fatto giocare diversi giovani quest’anno, la scelta di Baroni in questo senso sarà in continuità con il suo predecessore?

«Marco con i giovani ha sempre lavorato, ha anche allenato alcune formazioni Primavera. Con i giovani è molto bravo. Faccio un esempio di quando era alla Reggina: avevamo Amione, che prima di Baroni non aveva mai giocato. Con il mister è invece diventato subito un titolare, gli ha dato fiducia e poi Amione ha giocato tanto in A». 

Cos’altro l’aveva colpita di Baroni? 

«Il modo di lavoro, è molto serio e preparato. A Reggio Calabria due ore prima dell’inizio di un allenamento era già chiuso in una stanza a prepararlo in tutti i minimi dettagli». 

In cosa l’ha visto cambiato in questi anni?

«È sempre stato un allenatore molto preparato, quando l’ho avuto alla Reggina in B ho capito subito che era un tecnico che non c’entrava nulla con la categoria, era di un livello superiore e lo ha dimostrato. Parlando anche con i colleghi delle altre società, posso dire che in questi anni è migliorato nel rapportarsi con i suoi giocatori, ha un carattere forte ma riesce a essere empatico con i giocatori, a capirli. Ha fatto tesoro degli errori commessi in passato per migliorare». 

Che rapporto ha con la squadra?

«Ha un carattere forte, autoritario, è molto diretto con i suoi giocatori, non fa differenze tra i giovani e i meno giovani: per lui dentro lo spogliatoio sono tutti uguali».  

Vanoli era riuscito a unire squadra e tifoseria, nonostante la contestazione nei confronti della società. Pensa che anche Baroni possa riuscire a fare lo stesso?

«Alla Lazio ma anche alla Reggina era riuscito a ricompattare l’ambiente, lo stesso penso possa farlo anche a Torino. Certo, servono anche i risultati: se riuscirà a ottenerli sarà più facile avere i tifosi dalla propria parte». 

A proposito dei risultati, Baroni può essere l’allenatore giusto per riportare il Torino in Europa?

«Vedremo, ma quello di cui sono certo è che per capacità, per carattere, per la mentalità che ha è un allenatore da Toro. Ci sono allenatori anche molto bravi che non sono adatti a una piazza come quella granata. Per quello che ho visto in questi anni Baroni ha invece tutte le caratteristiche giuste per guidare il Toro». 

Cambiando argomento, da ex portiere si aspettava questa crescita da parte di Milinkovic Savic nell’ultimo anno?

«Io l’ho sempre difeso perché vedevo che era davvero forte. È un portiere strutturato, reattivo nel tuffarsi, un fenomeno con i piedi. A Torino lo hanno aspettato e sono venute fuori le sue qualità». 

È uno dei giocatori che potrebbe però lasciare il Torino in estate, è pronto per una big?

«Ma il Torino è già una big, io ci penserei due volte prima di lasciarlo. Anche perché è una squadra che ha la potenzialità per andare in Europa».