TORINO - L'ultima esperienza è stata al Rennes, scelto da Frederic Massara, che l'ha conosciuto da vicino sia alla Roma che al Milan. Ma la sua vita professionale, da sempre legata a doppio filo al calcio professionistico, si snoda principalmente in Italia. Enrico Paresce è il nuovo capo scout del Toro. 39 anni compiuti a marzo, si può tranquillamente definire un discepolo di Walter Sabatini, l'uomo che più di tutti l'ha cambiato nel modo di osservare i talenti sparsi in giro per il mondo. Paresce parlò così del suo modello in un'intervista in cui nel 2015 si presentò allo Spezia: «Era uno dei miei docenti a Coverciano. Lo ringrazierò per sempre per avermi insegnato anche solo con uno sguardo tante cose. Una sola chiacchierata con lui vale come un anno d’esperienza lavorativa». La carriera di Paresce nasce però in campo. Attaccante di buone prospettive, viene preso dalla Roma nel 2001: tre anni dopo arriva in Primavera, in una rosa composta da tanti giovani che poi diventeranno giocatori di Serie A. Curci, Scurto, Rosi, ma soprattutto Corvia, Galloppa e Cerci spiccano in un gruppo in cui lui piano piano perde progressivamente quota. Il richiamo del pallone, però, è fortissimo e lo spinge a restare nel settore. Dopo aver studiato Management dello Sport alla Luiss, entra nella squadra degli scout del Frosinone nel 2010. In questa prima esperienza si fa conoscere dal Siena, ma soprattutto avvia una collaborazione con la Roma. Paresce è ancora un freelance, ma la sua conoscenza delle regioni limitrofe al Lazio e il suo occhio nel monitorare i gioielli dell'immenso parco dei dilettanti gli valgono una chance più prestigiosa.
Una figura che mancava
Così, con l’ausilio di WyScout, inizia a seguire i mercati esteri per la Roma. Con ottimi feedback, che nel 2015 gli consentono di approdare allo Spezia: lì diventa responsabile dell’area scouting. Di fatto è il braccio destro dell’allora direttore sportivo Igor Budan. I liguri con i playoff vanno vicini al salto in Serie A, ma poco dopo cambia tutto. Allora Paresce passa al Milan, ma nel 2017 lo richiama nuovamente la Roma, stavolta per lavorare fianco a fianco alla direzione sportiva: da agosto 2017 a giugno 2019 è un prezioso collaboratore di Monchi, soprattutto per quanto riguarda la platea dei talenti stranieri. A Roma, poi, cambia di nuovo tutto e allora Paresce torna al Milan. Massara, del resto, si fida ciecamente delle capacità del talent scout. Il capitolo giallorosso è chiuso? Nemmeno per sogno. Perché uno dei primi uomini voluti da Tiago Pinto è proprio colui che nella Capitale è nato e cresciuto. La nuova rivoluzione a Roma lo porta a seguire Massara al Rennes, ma il divorzio di quest’ultimo dal club francese spalanca le porte del Toro a Paresce, che sarà una figura molto vicina a Davide Vagnati. Ed era effettivamente un riferimento che ai granata mancava, dopo il passo indietro di Gianmario Specchia, il più stretto alleato della prima ora di Vagnati a Torino nell’ormai lontano 2020. Per Paresce l’opportunità è importante e prestigiosa: avrà la responsabilità di coordinare tutti gli osservatori che si occupano solo di prima squadra. In una piazza in cui le idee dovranno avere un peso sempre maggiore rispetto al denaro un capo dello scouting di alto profilo è un caposaldo imprescindibile.