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Cairo, hai Saputo del Bologna? I fatturati sono simili…

Cairo, hai Saputo del Bologna? I fatturati sono simili… TVMV-Manuela Viganti/Agenzia Aldo Liverani sas
Loro Champions e Coppa, il Torino in venti anni di presidenza mai superati i quarti di Coppa Italia

TORINO - Eccolo servito, il trionfo che aumenta gli amari rimpianti di una tifoseria. Ovviamente quella granata che, mercoledì sera, ha visto salire sul podio più alto della Coppa Italia non l’Inter, né la Juve o il Napoli che si sono spartite le precedenti quindici edizioni (con l’eccezione della Lazio che, nel 2019, ha superato l’Atalanta, finalista delusa in tre delle ultime sette edizioni), ma il Bologna. Segno del fatto che, anche con fatturati analoghi a quelli del Toro, si può regalare un sorriso, anzi una vera e propria goduria alla tifoseria. Per i granata, mai andati oltre i quarti di finale di Coppa Italia dal 2005 in avanti, il sorriso si aprirebbe con la semifinale, figurarsi poi dovesse arrivare la finale. Che poi può anche essere persa come successo all’Atalanta. Però è anche grazie all’abitudine a competere ad alti livelli, in virtù delle tre finali perse, che poi è arrivata l’Europa League dei nerazzurri. 

Il Bologna ha saputo reinvestire

E l’Atalanta, proprio come il Bologna, è arrivata a vincere dopo una programmazione, per gradi, sì vendendo sul mercato ma non privandosi scientificamente dei giocatori migliori, bensì sacrificando qualcuno per poi reinvestire in entrata. I rossoblù, che hanno in Saputo un proprietario lontano ma vicino, e in Sartori l’uomo mercato abile a vendere quanto a comperare, nella passata stagione con Thiago Motta in panchina hanno conquistato l’accesso alla Champions League potendo contare su Zirkzee e Calafiori. Calciatori nella scorsa sessione estiva di mercato venduti in Premier League, rispettivamente al Manchester United e all’Arsenal, per 42,5 e 50 milioni (compresi di bonus, in questo secondo caso). Soldi che, anche in considerazione del circolo virtuoso innestato dalla qualificazione in Champions con quanto ne consegue in termini di introiti tv e da botteghino, il Bologna ha potuto... e Saputo reinvestire. E senza svenarsi: Holm e Freuler, per fare l’esempio di due cardini della squadra di Italiano, sono costati 7 milioni il primo e 5 il secondo (per esercitare l’obbligo di riscatto dal Nottingham Forest). Non è poi detto che tutte le operazioni riescano, ma questo non blocca Saputo come invece era successo al Toro del post Verdi (dopo aver scucito 24 milioni per un giocatore che non ha reso, Cairo ha fin qui definitivamente abbassato il tetto di spesa per l’acquisto dei cartellini). Se Dallinga, che il Bologna ha preso dal Tolosa per 15 milioni più 2,5 di bonus, non ha rispettato le aspettative, ecco spuntare Castro che pure era arrivato, nel gennaio precedente, per 15 milioni (versati al Velez), e ora ne vale almeno 35. Nel Toro, trovare il sostituto di Zapata, è invece stato uno scoglio insormontabile, a gennaio. 

I numeri e le differenze

Cairo, presente a Roma per la finale di Coppa Italia, ha avuto la possibilità di vedere in presa diretta la prestazione di Castro, classe 2004 che in questa stagione ha segnato 10 gol e che gioca con l’ardore di chi sente la maglia e la responsabilità di far parte di un progetto valido e, da mercoledì sera, anche vincente. Enorme, la forbice da un Toro che dal 2005 in avanti non è mai andato oltre i quarti di Coppa Italia, si è qualificato due volte in Europa per i guai di Parma e Milan (arrivando agli ottavi nel 2015 e fermandosi al terzo turno di qualificazione nel 2020), e ha la media del dodicesimo posto in campionato (come da tabella a corredo del pezzo). Quest’anno sarà difficile arrivare al 10° (decimo è il Como con quattro punti in più), e se in queste due ultime due gare l’Udinese farà meglio, ecco che la media sarà mantenuta. La differenza, e questo come dicevamo è aspetto centrale della riflessione, non sta nel fatturato: quello del Bologna, che pubblicherà il prossimo a giugno, nel 2023 era di 103 milioni, quello del Toro di 101 (l’ultimo è stato di 134,5 milioni). La differenza risiede nella struttura societaria, magrissima quella granata, densa quella rossoblù (i dettagli nell’articolo in basso), nel coraggio di spendere anche sbagliando qualcosa, nel desiderio di vedere uno stadio, quello di Roma mercoledì, colorarsi di rossoblù traboccando entusiasmo. 

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