Procedimento penale sulla tragedia di Superga, quarta puntata: in esclusiva su Tuttosport l’analisi della copia originaria in carta da bollo di inizio Anni 50, di proprietà di un privato. Ricordiamo che la sentenza del giudice istruttore Silvio Caccia fu del 2 gennaio 1950: non luogo a procedere a carico dei piloti imputati, Meroni e Bianciardi. Riprendiamo da dove ci eravamo lasciati: l’analisi dei messaggi radiotelegrafici terra-aereo-terra in codice “Q”, tradotti e interpretati per gli inquirenti da un perito (il codice “Q”, evoluzione del codice Morse, era usato in aeronautica per le comunicazioni radiotelegrafiche su scala internazionale e prevedeva l’utilizzo di singole lettere dell’alfabeto: messaggi codificati a gruppi di lettere, per trasmettere via radio domande e informazioni più o meno lunghe e complesse).
Quattro maggio 1949: nella puntata precedente eravamo arrivati a circa 20 minuti prima della tragedia. Riprendiamo da qui. Alle 16.38 e poi alle 16.39 l’aeroporto Aeritalia di Torino invia un «K» («invito a trasmettere») e poi un «AR. K.». Il perito interprete incaricato dal giudice istruttore Caccia, ovvero «il maresciallo marconista di prima classe Nicola Barbuto», mette a verbale: «Invito a ritrasmettere la comunicazione» inviata alle 16.36 dall’aereo a Torino. Il perito aveva scritto nel suo verbale, poche righe prima: «Tale comunicazione non è stata ricevuta causa fortissime scariche atmosferiche: il marconista (dell’Aeritalia, Francesco De Blasio, ndr) scrive 5/5», cioè disturbo a intensità massima, e poi: «Non riesco a ricevere». Come abbiamo potuto narrare nella puntata precedente, è da almeno un’ora che le scariche atmosferiche, elettriche, impediscono comunicazioni lineari e continue via radio anche tra aeroporti diversi (Linate, Bologna, Genoa e Torino, oltre al radiofaro di Novi Ligure) per via della tempesta che si sta abbattendo sui territori di nord-ovest dell’Italia. E per lunghi periodi di blackout l’aereo era già risultato non in grado di ricevere comunicazioni o di trasmetterne.