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Cairo promuove il Toro, ma ora servono riscatti e tenere i pezzi pregiati

Cairo promuove il Toro, ma ora servono riscatti e tenere i pezzi pregiati LAPRESSE
Il presidente granata fa il punto della stagione. Con gli interrogativi su che Torino sarà il prossimo anno

La sconfitta di Napoli - brutta nella sostanza ma soprattutto nella forma - non macchia in alcun modo la stagione del Toro. O comunque non altera il giudizio complessivo sulla squadra, oggettivamente impossibilitata nel dare l'assalto ad una classifica migliore. D'altronde tutte le formazioni che precedono i granata hanno organici di livello superiore, anche al netto dell'infortunio di Duvan Zapata. Il Toro, col colombiano, avrebbe semmai potuto approfittare più facilmente di eventuali scivoloni delle nove realtà che occupano la parte sinistra della classifica, ma non era questo l'anno giusto per pianificare l'assalto all'Europa. Lo sa per primo Urbano Cairo. Il patron, alla presentazione del Giro d'Italia, promuove il gruppo: «Quest'anno siamo al decimo posto, che non era l'obiettivo che avevamo, ma tutto è ancora in discussione: non è male alla luce soprattutto dell’infortunio a Zapata, che non so quantificare in punti, ma che certamente ci ha tolto un giocatore importante per quello che faceva, anche per la sua capacità di essere un collante per la squadra. Se l’Inter avesse perso Lautaro o Thuram per tutta la stagione avrebbe fatto cose diverse». Sì, il peso specifico di un giocatore come Zapata è certamente questo. 

Il Toro 'post-Zapata'

Non è un caso che il Toro, nei tre mesi successivi al crack di Duvan, abbia arrancato quasi al punto da ritrovarsi a ridosso della zona retrocessione. Poi la bravura di Vanoli ha permesso ai granata di virare verso una stagione tranquilla: non era scontato, prima che finisse il mercato. Dopodiché, una volta portati a casa Elmas, Casadei e Biraghi, la navigazione non ha più vissuto turbolenze. Anzi, il Toro è tornato ad essere bello e divertente, sbagliando quasi totalmente la sola gara di Napoli. Cairo, tornando sul mercato invernale, puntualizza: «Non dimentichiamoci che abbiamo rafforzato la squadra a gennaio: nelle ultime quattro giornate cercheremo di fare il massimo, dobbiamo ancora completare il nostro percorso». Tradotto: bravo Vanoli, ma anche noi abbiamo fatto la nostra parte. Ed è vero, in riferimento a gennaio. Non lo è, invece, ripensando ai mesi estivi: la cessione di Bellanova, per esempio, ha scombussolato non poco i piani. Il presidente, però, guarda al futuro. Con la consueta prudenza, senza voli pindarici: «Obiettivi per la prossima stagione? Ho imparato che è giusto darseli, ma non bisogna sbandierarli. Meglio fare le cose a fari spenti, con innesti giusti e poi in tutte le squadre ci sono ricambi di giocatori che vengono venduti e comprati, l’importante è trovare quelli giusti per rafforzare la squadra». Non è mancata anche una frase sul rendimento di Vanja Milinkovic Savic: «Ha fatto un grande campionato, è normale che sia attenzionato, ma non abbiamo ricevuto alcuna offerta per lui». Ovviamente anche dalla sua permanenza, al netto di eventuali proposte da capogiro, si misureranno le ambizioni del Toro della prossima stagione. Vanoli avrà un anno d'esperienza in più in Serie A, i giocatori avranno sulle spalle un anno di conoscenza del tecnico e immaginare qualcosa in più del decimo posto non è un pensiero frutto della fantasia, anzi. Ma dal riscatto di Elmas e dalla permanenza dei pezzi pregiati (Ricci su tutti) si decide un futuro che i tifosi si augurano valga di più della solita terra di mezzo.

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