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Belotti, parole da Toro finalmente

Tre anni dopo quel suo addio senza spiegazioni, il Gallo ha aperto il suo cuore a Lisbona: "Superga per sempre nella mia anima, come il Torino"

TORINO - Poi, un giorno, sarebbe interessante conoscere dalla voce di Andrea Belotti una spiegazione acconcia, una confessione sincera, una testimonianza esauriente, insomma i motivi precisi che lo portarono a lasciare il Torino a parametro zero, nell’estate del 2022, dopo la scadenza contrattuale del 30 giugno. Se ne andò dalla città che l’aveva eletto a Re Gallo una sera, e così si parlò di fuga notturna come se fosse scappato di soppiatto: non era così, naturalmente. In ogni caso, nessun messaggio divulgato (figurarsi interviste!), nessun post strappalacrime o al contrario polemico o ciò che volete voi, e neanche un messaggio lasciato dentro a una bottiglia a galla sul Po. Nessuna concessione ai tifosi, niente di niente. Lo avrebbe fatto soltanto in contumacia (si fa per dire) una volta approdato nella Capitale, a fine agosto: a posteriori, terribilmente a posteriori, troppo a posteriori, come se si trattasse di un dovere da espletare per forza. E chissà perché.

Belotti e gli anni al Torino

Ce lo chiederemo ancora a lungo, temiamo. Ma soprattutto rincresce (per i sentimenti puri che i tifosi del Toro provavano per Andrea) l’idea di quella fuga nel silenzio come se Belotti ritenesse di non poter venir compreso, oppure come se avesse qualcosa da conservare per forza nel segreto del cuore. E anche in questo caso chissà perché. Era stata una storia bellissima, la storia del Gallo granata. Un qualcosa che andò ben oltre il dettaglio (pur eccezionale, fuori dal comune) di quel settennato presidenziale, repubblicano, però vissuto con in testa la corona di un monarca amato da tutto un popolo: 251 partite disputate tra il 2015 e il 2022, 113 gol tra campionato e Coppe (ottavo miglior marcatore nella storia del Torino in tutte le competizioni), 100 reti precise in Serie A, la fascia di capitano al braccio per anni, lo sguardo pulito e la riga tra i capelli da studente d’un tempo antico, l’atteggiamento talora persino timido fuori dal campo, lo spirito invece impetuoso, indomito e trascinatore tra i fili d’erba degli stadi. Segnava a raffica, per anni aveva seminato meraviglia, raccoglieva l’affetto e il sostegno del suo popolo anche nei momenti difficili, e poi un giorno se ne andò senza salutare: se non un braccio alto e una mano dimenata per un po’ nel vento della sua ultima partita in granata, in casa, a uso e consumo di tutti i tifosi, in chiusura di campionato, al fischio finale. Davvero un po’ poco per il Gallo ch’era fin lì stato. E per i tifosi del Toro per 7 anni adoranti. E poi lo abbiamo tutti visto non essere più Re Mida. Solo 10 gol a Roma in un anno e mezzo, 4 a Firenze in 6 mesi e 2 nel Como nello stesso lasso di tempo. Come una condanna: ben più panchine che reti. E qua e là, in questi tre anni, qualche frase carina e rispettosa in memoria del periodo granata.

Belotti apre il cuore e torna a parlare del Torino

Poi, finalmente, adesso ha aperto il suo cuore come mai da quando è andato via: a Lisbona, proprio la Lisbona che ospitò l’ultimo bagliore di vita del Grande Torino nel maggio del 1949. E lo ha fatto con addosso la maglia del Benfica, l’ultima squadra che giocò contro i Campioni granata. I colleghi di “A Bola”, prestigioso quotidiano sportivo portoghese, hanno pubblicato per 4 giorni di seguito una serie di pagine speciali (8) dedicate al ricordo (sempre commosso e affettuoso) del Grande Torino. Così accendendo di nuovo i riflettori anche sulla mostra a Lisbona (ancora aperta sino al prossimo 4 maggio) dedicata ai Campioni di Superga: mostra promossa dal nostro Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e realizzata dal Benfica in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Lisbona e con il Museo del Grande Torino (all’inaugurazione a ottobre erano presenti i vertici del Museo, Beccaria e Muliari, che hanno prestato diversi cimeli. Con loro anche il dirigente granata Barile). "La mostra ha raccolto e continua a raccogliere un successo straordinario di presenze, sono tantissimi i visitatori e innumerevoli le scolaresche che entrano nelle sale, osservano con grande attenzione gli oggetti, le foto, i documenti e gli articoli di giornale dell’epoca, e poi si commuovono. Si commuovono sempre", hanno scritto i giornalisti di “A Bola”. Che hanno dedicato l’ultima puntata del ciclo di pagine proprio a Belotti, ospitando una sua intervista. E mai come stavolta da quell’addio di 3 anni fa abbiamo colto calore nelle sue frasi, un trasporto diremmo sincero quasi da ambasciatore granata. Ha fatto e fa piacere. Poi, certo, giudicate anche voi. "Per il Torino, Superga è un luogo speciale che, pur non evocando bei ricordi a causa della tragedia che vi è accaduta, racchiude in sé infinite emozioni. È un luogo sacro per i tifosi del Torino, ed è così speciale che ti tocca nel profondo dell’anima. Come capitano del Torino ho ricevuto il compito e avuto l’onore di leggere tutti i nomi di coloro che sono morti nella tragedia, incisi su una lapide in quel luogo unico: e non è stato per niente facile. Devo dire che Superga è uno dei posti più toccanti in cui io sia mai stato. La prima volta che ho dovuto declamare, uno per uno, tutti i nomi delle 31 vittime del disastro aereo, ho sentito dentro di me qualcosa di molto profondo a livello emozionale: ed è stato, senza dubbio, un momento che mi accompagnerà per tutta la vita. Ogni anno, il 4 maggio, si tiene una cerimonia in cui si ricordano i Caduti della tragedia di Superga, seguita da una Messa solenne in onore di coloro che sono morti in quel luogo. È difficile da spiegare: noi giocatori stiamo tutti insieme in Chiesa in silenzio, e il ricordo di quella squadra e della tragedia è un qualcosa che fa riflettere molto tutti. Io resto legatissimo al Torino, un club in cui ho trascorso sette anni meravigliosi e che rimarrà per sempre nel mio cuore. Quando sono arrivato al Benfica, sapevo quanto fossero vicini i due club da 76 anni, nel ricordo del Grande Torino. Il che mi rende ancor più emozionato di essere qui a Lisbona".

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