TORINO - Gli inizi sono stati con il vento in poppa, le prime prestazioni, disputate sulle ali dell’entusiasmo fisiologico che si produce di fronte alle grandi trasformazioni - Coco ha cambiato di colpo paese, dalla Spagna all’Italia, e quindi abitudini, nonché campionato e modo di stare in campo - tendenti all’eccellenza. Poi è arrivato il calo, anch’esso fisiologico a meno che non si sia campioni, quindi impermeabili a questo tipo di dinamiche.
La stagione di Coco col Torino
Saul Coco, nato a Las Palmas e difensore del Torino e della Guinea Equatoriale in virtù dei natali del padre, non è un campione, ma nemmeno un giocatore scarso. La sua reazione alle prime, evidenti difficoltà che stanno incontrando i granata, lo avvicineranno un po’ di più a una tra le due categorie. In ritiro, nelle varie amichevoli e soprattutto nelle prime cinque giornate - tra il Milan e il Verona - la versione mostrata è stata assimilabile a quella di un giocatore di caratura internazionale, peccato che le successive lo abbiano derubricato a centrale disattento e pasticcione. Dal mettere in campo buone se non ottime gare con annessi i gol al Venezia (che ha dato i tre punti) e alla Lazio (bello, ma inutile), Coco è transitato a prove costellate da errori (i più evidenti contro la Lazio quando si è fatto beffare da Isaksen che ha crossato per il 2-0 di Dia, a Cagliari quando è stato protagonista di un autogol che avrebbe potuto evitare con una diversa postura del corpo, e con il Como: in quest’ultima occasione non ha fatto danni, ma il retropassaggio con il quale ha messo Fadera davanti a Milinkovic Savic è stato da matita rossa). Non è con la Guinea Equatoriale che è iniziato il suo riscatto: ieri è rimasto in panchina nello 0-0 tra Guinea Equatoriale e Algeria valida per le qualificazioni alla Coppa d’Africa (domenica l’avversario sarà il Togo).
Coco sui primi mesi al Torino
Rispondendo alle domande dei colleghi di Marca, così Coco fotografa i suoi primi mesi nel Toro: "Ora sono felice, ma al momento di partire dubbi ne avevo. A Torino è stato tutto nuovo, ma mi sono adattato in fretta. Nello spogliatoio, oltretutto, si parlano tante lingue, con Zapata, Sanabria e Maripan lo spagnolo. Con loro, come con Adams, mi frequento spesso. Sì, in definitiva sono contento della scelta: mister Vanoli ha fiducia in me, e l’inizio di stagione non poteva essere migliore. Abbiamo raggiunto il primo posto e questo al Toro non accadeva da 40 anni. Un episodio e lo sapevamo, ma è stato bello, ha dato entusiasmo a una tifoseria caldissima". E arrabbiata: innanzitutto e da tempo con il presidente Cairo, e ultimamente anche con la squadra. Troppi, i giocatori che stanno rendendo al di sotto del potenziale. "Abbiamo perso a causa di qualche errore individuale, ma a parte nel derby dove il 2-0 è stato netto, ce la siamo sempre giocata alla pari con ogni avversaria". Come contro la Lazio: "Alcuni amici mi hanno detto che la rovesciata è stata casuale ma non è vero! È stato un gran gol, peccato non abbia portato punti". Coco, poi, torna ai giorni del passaggio al Toro: "Avevo pure offerte da un campionato esotico e da uno minore: avrei preso tanti soldi, ma volevo continuare ad alti livelli e il Toro mi sta consentendo di farlo". Calcio, ma anche tennis: "Alle Atp Finals ho visto la partita tra Medvedev e Fritz e a quest’ultimo ho regalato la maglia del Toro. Negli spogliatoi ho incontrato e parlato con Alcaraz: mi è piaciuta la sua umiltà".