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“Tutti pensano che io ce l’abbia con la Juve. Lippi? Ormai potrebbe ammetterlo…"

Aldo Liverani

Aldo Agroppi, la bandiera granata compie 80 anni: “Il Toro va meritato. I tecnici vogliono mettere il sedere al caldo”

Aldo Agroppi e il significato Juve

Ma voi avevate anche altro, oltre al talento.
«Però se non sei buono, non sei buono. Avevamo tanta qualità. E di pari passo veniva il carattere. Il cuore ce l’hanno anche questi, ma non sono abbastanza forti. Mica giocano per perdere! Però ci manca la bravura per sperare in qualcosa di meglio. Bisognerebbe comprare giocatori migliori. E avere più italiani. L’ho detto a Cairo. Se hai 8 stranieri di 8 nazionalità diverse che cambiano di continuo squadra, è impossibile trasmettere valori nostri. Come si faccia a definirlo ancora un campionato italiano non lo so. Non ci sono più le bandiere, la moviola e i procuratori hanno rovinato il calcio e la tv esamina gli arbitri anche sotto le mutande. Sto con gli arbitri, difatti».

Proprio lei?
«Sì. Tutti li aggrediscono con violenza».

Ha detto altro a Cairo?
«Ogni tanto mi chiama per salutarmi e chiedermi consigli. Pres, compri pochi stranieri ma veramente buoni, da salto di qualità. E non a secchiate perché costano meno. Abbiamo una storia meravigliosa, ma non la qualità per combinare qualcosa di serio, da Toro».

Altri consigli?
«Basta con i triennali agli allenatori. Allenare il Toro è un onore, io lo allenerei gratis. Adesso che sta per finire il ciclo di Juric, vorrei che al nuovo allenatore venisse fatto un contratto annuale. Il Toro si deve meritare. Poi, se funziona, lo confermi e gli alzi lo stipendio. A un allenatore che mi chiede un triennale risponderei: prego, lì è la porta. Cosa vuoi, metterti il sedere al caldo per tre anni? Invece si fanno questi contratti lunghi a scatola chiusa. A Juric come un po’ a tutti. Ma chi era Juric, da dove arrivava? Aveva vinto come Mourinho? E questo vale mica solo per Juric».

E Cairo cosa le ha risposto?
«Che se non gli avesse dato un triennale, non sarebbe venuto ad allenarci».

Juric e il tabù Juve

Cosa significa per lei la Juve, Aldo?
«Tutti pensano che io ce l’abbia con la Juve a priori, ma non è assolutamente così. Giocare contro la Juve era bellissimo. Un desiderio fortissimo, perché non ci siamo mai sentiti inferiori ed era meraviglioso sfidarli e vincere. Una festa ogni anno. E se non fosse morto, con Meroni avremmo vinto lo scudetto. L’avremmo vinto pure nel ‘72 se non mi avessero annullato quel gol a Marassi, quando Lippi la respinse oltre la linea».

Brucerà per sempre, Aldo.
«Lo ammise pure l’arbitro Barbaresco in due interviste che conservo. Lippi è anziano come me, ormai potrebbe ammetterlo, su... Darci soddisfazione, invece di negare come ha sempre fatto. Ma ormai siamo vecchi tutti e due. Non è più tempo di fare polemiche. Anzi, gli auguro ogni bene, davvero, sinceramente. Se gli facesse piacere, sarei pronto ad andare a casa sua a stringergli la mano. Alla nostra età, all’ultimo chilometro prima del traguardo, basta litigi».

Proprio in quel 1972 lei segnò il gol vittoria, in un derby.
«Auguro di provare una gioia del genere al nostro bimbo tanto educato che abbiamo in squadra, che è un po’ il nostro futuro. Ricci. O a Buongiorno, un altro bravo ragazzo. Gli ho spedito il mio libro, mi ha ringraziato, mi ha fatto piacere».

Mandò a casa Graziani, nel suo primo giorno al Fila...
«E ancor oggi mi ripete: grazie, fratello. Si presentò con la Porsche appena comprata. A muso duro gli dissi: questo è un luogo sacro, non un circuito! Quante partite hai fatto in A? E lui: nessuna. E io: appunto. Lo maltrattai: riporta quell’auto dal concessionario e vieni in tram, d’ora in poi. Il Fila si deve meritare. E se l’è meritato, Ciccio».

Un rinforzo per la prossima stagione?
«Comincio dalla porta. Castellini e Lido Vieri, un tempo a testa. Sarebbero meglio».

Il derby alla tv.
«Soffrirò da morire e tiferò come un matto. Tanto poi perderemo come sempre. Ma in realtà noi continueremo a vincere tutte le domeniche. Noi non perdiamo mai perché abbiamo la leggenda. Un atto d’amore».

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