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"Il vero Toro che vorremmo: Il Fila, i valori, il Museo, la comunicazione, l’identità, l’amore, i tifosi uniti. E il cairismo"

La tavola rotonda di Tuttosport con Giancarlo Caselli, Davide Boosta Di Leo, Steve Della Casa, Marco Ligabue, Marco Casardo, Oskar, Carmelo Pennisi, Willie Peyote, Paolo Quaregna, Stefano Radice

Radice: «E allora, giudice, in cosa si può sperare, se questa egemonia rappresenta così un limite, un problema per un presidente del Toro, chiunque esso sia? Potrà mai arrivare un giorno un nuovo patron innamorato capace di imporsi?».

Caselli: «Premesso che tutto sommato Cairo va ancora bene, non sono qualificato a rispondere a questa domanda: per deformazione professionale io giudico il passato, non prevedo il futuro. E poi... lasciatemi fare una battuta... io sono anche un tifoso impresentabile! Quando si tratta del Toro non sono freddo. E lo sa bene chi mi ha visto allo stadio! Gli amici che mi devono accompagnare dappertutto per obblighi di servizio, di scorta, in questi decenni qualche volta mi hanno detto (un po’ per scherzo, ma anche no…) che i momenti più pericolosi sono quelli allo stadio... Per una certa mia tendenza a una rissosità dialettica, diciamo così!».

Quaregna: «Prima Parigi, poi da decenni vivo a Roma... Insomma, lasciai Torino tanti anni fa. E l’egemonia della Juve, ahimè, la percepiamo anche da lontano. Così come i problemi del tifo granata, frammentato in questi ultimi lustri. Ma mi viene in mente che noi granata viviamo anche di attimi bellissimi: puri attimi soltanto granata. Un gesto a Superga, una vittoria in rimonta, un simbolo sul prato, un ricordo commovente...».

Caselli: «Noi granata viviamo di attimi: bellissima definizione!».

Boosta: «Sarebbe bello però se si unissero di nuovo, tutti questi attimi. E diventassero un fiume».

Caselli: «Attimi... torrenti... fiumi... La mia vita è piena di esperienze. E una parte di queste mie esperienze è proprio il Toro. E quindi è una parte della mia vita di cui sono anche molto felice e orgoglioso. Mi ha formato, forgiato e continua ad appassionarmi e a riempire il cuore».

Della Casa: «Io dico anche: attenzioni a certi sceicchi o presunti imprenditori appassionati che poi fanno dei disastri... Non è tutto oro ciò che luccica in certe altre società... Io non tifo per lo scudetto del bilancio, io tifo per il Toro e i suoi valori e cosa ha rappresentato nella mia vita... però... a maggior ragione di questi tempi, pensando pure a cosa sta succedendo alla Juve... dico che comunque la solidità societaria è un caposaldo fondamentale. Aggiungo: è giustissimo contestare un presidente quando sbaglia, ma sono contrarissimo a farlo durante una partita, magari col Toro che sta pure soffrendo per portare in porto una vittoria».

Boosta: «Certo. Tutto doppiamente importante, oggi. Proprio perché in questi tempi tutto corre velocissimo e difendere, promuovere la memoria è sempre più difficile e complicato. Oggi la vita scorre così veloce da divorare le generazioni molto più rapidamente di 30 anni fa. E comunque le ultime generazioni, probabilmente, vivono meno di memoria, rispetto a chi è nato prima degli Anni 90. Oggi la massa dei giovani ragiona in modo bidimensionale quasi su tutto, viviamo dentro a una perenne sinusoide. La piazza va, la piazza si ritira: di continuo. Nel mio cuore la memoria, e non solo il futuro, mi emoziona sempre. Vivo di racconti, mi sento anche un menestrello di storie. E poi mi faccio fin tenerezza allo stadio, sono interprete di una mia favola quando inizia la partita e sul prato compaiono le maglie granata». Prima uno, poi un altro, poi un altro ancora, fino quasi a un coro: «Perché non scriviamo una sorta di manifesto granata?».

Pennisi: «Una lettera aperta, sì. Un manifesto in cui riassumiamo tutti questi nostri sentimenti. Coinvolgendo la tifoseria granata, per unirci anche così. E poi da presentare a Cairo. Per dirgli, ancora una volta: ascoltaci!».

Quaregna: «E poi magari per coinvolgere anche il sindaco... Proviamo a verificare se le istituzioni sono presenti, se ci possono aiutare a cambiare le cose. Anche per creare un movimento di pensiero. Ascoltando i tifosi, facendo parlare il cuore e la ragione».

Willie Peyote: «Dobbiamo farlo anche per la Generazione Z, è un fatto di cultura e impegno sociale: il Toro rappresenta dei valori di umanità, solidarietà, lotta contro le ingiustizie, rinascita che devono essere spiegati, promossi, trasmessi, raccontati. E difesi».

Radice: «Sì, è quanto sta emergendo da questa nostra chiacchierata. Dobbiamo farlo, sì. Perché difendere la memoria è costruire il futuro. E noi dobbiamo recuperare i nostri valori appieno, abbiamo bisogno di ideali granata in cui credere anche per il futuro, non solo coniugati al passato. Proviamo allora a fare una sintesi, adesso. Dunque, io direi che...»

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