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"Il vero Toro che vorremmo: Il Fila, i valori, il Museo, la comunicazione, l’identità, l’amore, i tifosi uniti. E il cairismo"

La tavola rotonda di Tuttosport con Giancarlo Caselli, Davide Boosta Di Leo, Steve Della Casa, Marco Ligabue, Marco Casardo, Oskar, Carmelo Pennisi, Willie Peyote, Paolo Quaregna, Stefano Radice

Care lettrici e cari lettori, care tifose e cari tifosi granata, siamo felici di potervi offrire un resoconto di quanto è andato in scena l’altra sera nelle sale del Circolo dei Lettori, storica, splendida istituzione culturale torinese. Un resoconto (lo scriviamo subito) inevitabilmente incompleto, a fronte di una tavola rotonda sulla storia e i destini del Toro durata oltre 3 ore (!) e pregna di concetti profondi e sentimenti forti. L’evento, organizzato da Tuttosport per il 116° compleanno del Torino (3 dicembre 1906), ha avuto per protagonisti dieci Personaggi (doverosa l’iniziale maiuscola) anche diversissimi tra loro per età, esperienze personali e carriere artistiche e professionali, ma tutti accomunati dalla fede granata: una rappresentanza simbolica formata da “dieci piccoli (grandi) indiani”, per dirla un po’ con Agatha Christie e un altro po’ con Emiliano Mondonico. Con una penna in mano e davanti agli occhi un foglio bianco, come si sarebbe premesso un tempo, proveremo ora a far entrare un oceano nello spazio di un lago: ci assistano il calore e l’empatia. Sarà una summa, a metà strada tra uno zibaldone e un bignami: semi gettati nel terreno anche tra critiche dure (e condivisibili), significative testimonianze dei nostri invitati (che una volta di più ringraziamo), tematiche portanti emerse con spirito costruttivo, percorrendo i mille sentieri dell’amore per il Toro. Sul giornale di domani la seconda puntata.

Oskar: «Il mio più grande desiderio è che il popolo granata torni unito come un pugno. La cosa che più mi sta a cuore in questo momento è che si recuperino l’unità e la compattezza dei tifosi. Come Mods, circa 10 anni fa ci spostammo dalla curva Maratona alla Primavera perché da sempre rifiutiamo di fare la Tessera del Tifoso, documento che però, in quel periodo, era obbligatorio per sottoscrivere l’abbonamento. Eravamo obbligati a comprare il biglietto di partita in partita e rischiavamo di restare senza un posto fisso per noi e per lo striscione in Maratona, praticamente esaurita dagli abbonamenti. Ci spostammo quindi di là con tutti gli ultrà non tesserati, ai quali si aggiunsero, negli anni seguenti, anche altri tifosi storici in dissidio con la linea della Maratona di quel periodo».

Cassardo: «Certo, ricordo benissimo. E si arrivò poi agli esperimenti sociali, più avanti».

Pennisi: «Io abito a Roma, ma la divisione del tifo nel tempo si è allargata anche oltre il Piemonte, purtroppo».

Oskar: «La distanza creò incomprensioni tra alcuni appartenenti alle varie frange della tifoseria... non noi... che creò qualche spiacevole tensione. E all’esterno qualche male informato reputava che il motivo delle divergenze fosse soltanto la posizione pro o contro la proprietà del club».

Radice: «Hai ragione, Oskar. L’unità dei tifosi è uno dei primi obiettivi da raggiungere, è fondamentale per il nostro futuro».

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