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Crisi Toro, Cairo conferma Giampaolo e Vagnati

ANSA

Guarito dal Covid, ma lontano dalla squadra: a Milano il presidente oscilla tra rabbia e speranze

TORINO - Cairo è arrabbiato. Ovviamente il patron non può essere soddisfatto del cammino granata. Non si aspettava di trovarsi in una posizione di classifica così mortificante, in piena zona rossa, dopo l’ennesima rivoluzione estiva. Si è affidato ad allenatore e direttore sportivo nuovo, staff nuovo, ma lo spirito è sempre vecchio e perdente. E allora il malcontento è evidente. Anche perché non sono stati presi trequartisti e registi, come chiedeva e voleva Giampaolo, e neppure elementi di primo piano, ma, comunque, diversi giocatori nuovi: Rodriguez, Vojvoda, Linetty, Bonazzoli, Gojak e Murru. Tutti elementi che non sono arrivati gratis, a parte il prestito di Murru. Di questi sino a oggi nessuno ha dato un contributo importante. Chi per un motivo e chi per l’altro sono caduti nell’anonimato e da possibili rinforzi si stanno trasformando in precari. C’è tempo per recuperare, ovvio: ma più passa (il tempo), meno notizie confortanti arrivano al presidente, che in queste ultime due partite per motivi personali non ha potuto raggiungere Torino per seguire la squadra, anche se è guarito dal Covid.

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Lo farò probabilmente sabato (ore 18) quando Belotti e compagni al Grande Torino affronteranno l’Udinese, una partita chiave per il futuro di tanti. Perché se anche contro i friulani arriverà un risultato negativo, sarà poi difficile continuare su questa strada che porta dritti dritti verso la serie B. Detto questo, il presidente ufficialmente ostenta piena fiducia sia in Giampaolo sia in Vagnati: spera che i due riescano a risollevare al più presto il Toro con qualche risultato importante. Le belle prestazioni e i primi tempi vincenti non fanno classifica: anzi sì, ma in fondo al pozzo dell’incubo. E allora non resta che stare vicino ai due principali artefici di questa delicata situazione (Giampaolo e Vagnati) e farli lavorare con fiducia affinché trovino i rimedi giusti: così la pensa Cairo. [...]

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