TORINO - Un fiore nel deserto. Essere Gleison Bremer oggi significa questo. Emblematico il suo gol contro il Genoa. Innanzitutto perché segnare non è la sua specialità. Ma soprattutto perché l’uomo meno mediatico del Toro è quello che tiene ancora a galla la nave granata, nel momento più delicato della gestione Mazzarri. In un lungo collegamento live su Instagram con il giornalista brasiliano Andersinho Marques ha parlato di tutto: le origini, i mesi vissuti finora in Italia, i desideri già esauditi e i sogni ancora nel cassetto. Soffermandosi sulle emozioni provate a Marassi: «Col Genoa è arrivato il mio primo gol in Italia: è stato pazzesco, sono andato a festeggiare con il fisioterapista Gianluca Beccia, che aveva previsto che segnassi. Ora dobbiamo affrontare ogni partita come se fosse una finale».
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Bremer: "Per Mazzarri gioco anche in attacco"
Gleison ne ha fatta di strada per arrivare al Toro. Un pezzetto del percorso lo svela: «Mio padre aveva una fattoria. Da ragazzino badavo agli animali che allevava: vitelli, mucche e maiali. Lui non mi ha mai fatto mancare niente e se oggi sono qui è merito suo». Ad un ragazzo cresciuto lontano dalle comodità, nulla può far paura. Nemmeno la posizione in campo, un problema irrisorio per Bremer: «Meglio da centrale o da terzino? Pur di giocare mi va bene anche fare l’attaccante».
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