TORINO - Tutti con il Gallo. Dal presidente Cairo a Mazzarri, per concludere con compagni e tifosi. Il mondo granata ha perfettamente capito che Andrea Belotti sta attraversando un momento difficile. Soprattutto a livello psicologico: perché quando un attaccante non fa gol per tanto tempo, nella sua testa si annidano brutti pensieri. E in campo si vede. Belotti non è sereno, spesso è agitato, corre e rincorre gli avversari, vorrebbe spaccare il momdo ma non ci riesce. Sino ad oggi in dieci partite di campionato ha realizzato solo due reti, di cui una su rigore contro il Napoli che non è servita a niente. E’ sempre partito titolare ed è quasi sempre uscito dal campo a testa bassa. Non è più quello dei 26 gol che aveva fatto innamorare tutti i grandi club italiani e anche alcuni stranieri, tanto da indurre Cairo a mettere una clausola di cento milioni sulla sua cessione. Tempi che furono e che sembrano non tornare più.

NEL 2017 ERA IL MIGLIORE - Anche i numeri sono spietati con lui. Pensate che da 573 giorni il Gallo non fa gol di testa in campionato (ultima volta: 9 aprile 2017, Cagliari-Torino 2-3). E dire che era una delle sue specialità, visto che nella stagione 2016-2017 (quella dei 26 gol, tanto per intenderci) ne aveva segnati 10 risultando il miglior “colpitore aereo” della serie A. Lo scorso anno, stagione caratterizzata da un paio di infortuni con ricadute, non è riuscito neppure a firmare un gol di testa. L’ultimo in assoluto, per la cronaca, risale alla sfida di Coppa Italia contro il Carpi del novembre 2017. Non solo: nessuno dei suoi ultimi 14 gol (in campionato) è arrivato con una zuccata. La situazione, dunque, è tutt’altro che esaltante, nonostante il suo grande impegno. Perché questo tutti glielo riconoscono, ci mancherebbe.

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