TORINO - «Il Toro non è più Toro: di chi è la colpa?». Volendo essere tranchant, la crisi granata spacca i tifosi in tre. A leggerla con ironia, citando il mitico Garzya reso immortale dalla Gialappa’s Band, si potrebbe invece dire che i sostenitori del Toro sono completamente d’accordo a metà tra loro. Ma a guardare bene tra le pieghe di quelle percentuali - a ieri sera, 35% di responsabilità a Mihajlovic, 35% alla società e 30% alla squadra - ci si rende conto che, per essere un sondaggio incentrato sul rendimento della squadra e non sulla politica gestionale o sul mercato condotti dalla società, il risultato è piuttosto preoccupante per Urbano Cairo e la sua (risicatissima) schiera di collaboratori. «Il Toro ha iniziato a perdere colpi, fino a raccogliere un solo successo nelle ultime 9 partite. Da chi discende questa crisi progressiva? Votate!»: questa la spiegazione argomentata in calce al quesito posto ai tifosi sul nostro sito internet (tuttosport.com) fin dalla notte di mercoledì: che il presidente si giochi la palma di primo responsabile con l’allenatore e i giocatori è piuttosto sintomatico degli umori che serpeggiano nell’ambiente.
Detto che il sondaggio prosegue e che nei prossimi giorni le percentuali potrebbero mutare, colpisce il fatto che - pur essendo gli errori di Mihajlovic e certe sciocchezze dei giocatori sotto gli occhi di tutti, ultime le sceneggiate di Empoli, tra il calcio di rigore strappato da Iago Falque a Belotti e poi fallito fino alle sostituzioni mal digerite da Baselli e dallo stesso spagnolo - una grande fetta di audience granata li veda più come un effetto che non come una causa. All’insegna del detto «il pesce puzza dalla testa», da tempo molto gettonato fra i tifosi del Toro di fronte alle difficoltà della squadra. Fin da prima dell’era Cairo, va detto.