TORINO - Se il derby di Torino in programma domani sera allo Stadium avesse una colonna sonora sarebbe senz’altro suonata da The Bluebeaters, ossia Paolo The Angelo Parpaglione, Gianluca Cato Senatore e Ferdinando CountFerdi Masi con la gentile e speciale collaborazione di Giovanni Naska Deidda degli Statuto. Una stracittadina a ritmo di ska, reggae e rocksteady, giocata con qualche ora di anticipo tra battute, sfottò, elogi al nemico e parallelismi musicali in esclusiva per i lettori di Tuttosport. Due contro due: i bianconeri The Angelo Parpaglione e Cato Senatore contro i granatissimi CountFerdi Masi e Naska Meidda. Buon ascolto. Anzi no: buona lettura.
Storia di una fede
«Sono diventato gobbo - racconta The Angelo - perché in famiglia erano tutti del Toro, se si eccettua una mia zia interista. Mi hanno talmente sottoposto al lavaggio del cervello che ho scelto, forse per reazione, la Juventus». «Anche la mia è una storia di “famiglia” - racconta Cato -. Sono figlio di meridionali, mio papà tifa Napoli e Juve. Quando i miei genitori si trasferirono al nord poterono scegliere tra due destinazioni: Milano e Torino. La scelta cadde su Torino, la città della Vecchia Signora. La mia prima partita fu Juventus-Foggia, esordio nel campionato ‘77-78: un trionfo, 6-0 per noi. Fu l’inizio di un amore che dura ancora oggi che ho 37 anni di stadio sul groppone». «Per me fu decisiva la scuola - attacca CountFerdi -. Elementari, anno scolastico 1975. Io sono milanese e in classe con me c’era un bimbo di Torino, tale Montanari. Non lo sento da allora, magari mi date una mano a ritrovarlo e Tuttosport si trasforma in Carramba che sorpresa! (risata, fragorosa). Ebbene il piccolo Montanari era esuberante. Granata e casinista. Mi fece simpatia lui e mi fece simpatia il Toro. Alla Domenica Sportiva sentivo parlare dei Gemelli del gol, del Poeta del gol. Nel 1975 iniziai a tifare e pronti via vincemmo lo scudetto. Ero convinto d’aver scelto la squadra più forte dell’Universo. Invece, avevo solo scelto la più bella». «Mio papà era tifoso del Cagliari - spiega Naska -. Rossoblù e orgogliosamente antijuventino. La mia prima dal vivo, allo stadio, fu nel 1973: Toro-Roma, 1-0, classico Toro di quegli anni, da metà classifica. Due anni dopo l’eplosione, il tricolore, la goduria».
Impazzisco per te
«Vado fuori di zucca per Capitan Glik - continua Naska -. E’ la personificazione del Tremendismo, del mettere sempre tutto ciò che hai in campo. Mi fa sognare Baselli: non so quanto riusciremo a tenerlo, ma in questi mesi ha dimostrato di poterci far svoltare». «A me piace Padelli - confessa CountFerdi -. Glik poi è il simbolo della continuità e Moretti la nostra Muraglia». «Io fatico quest’anno a trovare uno che mi mandi fuori di testa - confida Parpaglione -. Lo era Tevez: io l’avrei blindato alla Juve fino ai 60 anni...». «Morata però ha classe e stile - conclude Cato -. Nessuno però potrà mai avvicinarsi ai miei idoli d’infanzia: Tardelli, Scirea, Zoff e Brady».
Calcio è musica
«Se la Juve fosse una canzone - racconta The Angelo - sarebbe “Won’t get fool again” degli Who». «Io credo che alla Vecchia Signora del calcio italiano si adatterebbe meglio “Tumbling Dice” dei Rolling Stones - precisa Cato -». «Ma va, Cato, che dici - irrompe Naska -. La canzone che vi identifica meglio è “In questo mondo di ladri” di Venditti, mentre per noi del Toro è “Grande, grande” di Mina». Subito lo corregge CountFerdi: «Per me il Toro è “Baby I love you” dei Ramones. E basta!».
E fatemi sto regalo!
Momento pronostico: quello di Parpaglione più che un Pendolino versione 2.0 è una invocazione: «Compio gli anni in questi giorni, Juve mia regalami un 2-1 con gol di Morata e Dybala». «Io, a giudicare dalmomento delle due squadre, tempo uno 0-0 scialbo che più scialbo non si può - si sbilancia Cato -». «Io credo segnerà Baselli - aggiunge CountFerdi -. finirà 1-1 o 2-1 nostro con gol di Glik di testa». Conclude Naska: «Segna prima l’altra squadra, così ci svegliamo e alla fine tutti sotto il settore a festeggiare 3 punti pesanti...». Il derby è già iniziato, fiato alle trombe!
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