IL DILEMMA - Tra suggestione e tentazione, il passo è breve. Soprattutto quando nostalgia e opportunità si fondano nella voglia di ricominciare, magari insieme. L’effetto che Cerci crea nel profondo delle coscienze granata è contrastante: la riconoscenza per un’annata - quella passata- valsa la qualificazione all’Europa League finisce per mescolarsi con il gusto amarognolo del lungo e doloroso addio della scorsa estate, vissuto come una evitabile agonia. Nella mente del diretto interessato tuttavia - è ciò che traspare da azioni e parole - rimane il legame indelebile con una piazza che lo ha adorato.
ATTO DI FEDE - Non solo il tatuaggio sul petto, non solo la maglietta con il toro che carica esibita a Marassi. L’ultimo atto fede, per esempio, è del 4 maggio: una fotografia della Basilica di Superga brulicante di tifosi granata, un messaggio di intensa e nostalgica passione. «Chiunque abbia indossato e amato la maglia granata sa che il 4 Maggio non sarà mai una data come un’altra . Con il cuore e con la mente oggi sarò presente anche io per ricordare gli eroi del Grande Torino. Alessio». E l’emoticon del cuore a sigillare il pensiero. Più chiaro di così...
AL RISTORANTE - La serata di lunedì ha permesso a Cerci di rivedere un po’ di volti conosciuti. Come quello di Urbano Cairo, che incrociato. E poi Ventura, chiaramente. Infine la cena, in un tavolo con diversi amici e compagni in azzurro, all’Antica Osteria Dindi, locale rinomato di Genova davanti al mare. Un riavvicinamento, complicato in sede di mercato, tuttavia non impossibile. Perché il Milan lo lascerà andare, nonostante abbia un accordo di prestito di 18 mesi. E L’Atletico Madrid può riparlare di cessione a titolo temporaneo, per rigenerare il talento dopo un’annata negativa. Il nodo è l’ingaggio, evidentemente. Ma ci si può lavorare, se le volontà collimano. Perché certi amori, semplicemente, compiono un giro lungo. Ma alla fine ritornano.
Sergio Demuru
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