Reja, a cosa pensa quando le tocca di affrontare il Torino?
«Al rigore di Dorigo, al rumore del pallone che colpisce il palo... Già, lo spareggio di Reggio Emilia: meritavamo noi, non il Perugia. Per tutto quello che avevamo costruito in campionato, ma anche per quella gara, giocata quasi tutta in dieci. Ma l’emozione più grande ce la regalarono i tifosi: nonostante avessimo perso ci fermavano in città per ringraziarci. Non lo scorderò mai».
Conosce Ventura?
«Dal punto di vista personale poco. Ma professionalmente sì e mi è sempre piaciuto molto. A Torino ha fatto un ottimo lavoro: la squadra ha identità e organizzazione. Il Toro deve molto a Ventura, è il valore aggiunto».
E dire che lei lo ha sostituito due volte...
«Una strana coincidenza. La prima a Cagliari, dove poi fummo promossi in A; la seconda a Napoli, dove fallimmo i playoff per la B».
A Napoli dicevano che era "vecchio" perché usava la difesa a tre: ora ci hanno vinto tre scudetti di fila e ci gioca la Nazionale. Come la mettiamo?
«Vuol dire (ride di gusto) che adesso sono vecchi gli altri! Ma queste son solo scorciatoie mediatiche. Schieravo la difesa a quattro già quando allenavo la Primavera del Pescara di Galeone. E il mio Torino? Se lo ricorda?».
Sì, ma dica lei...
«Davanti in tre: Sommese, Ferrante e Lentini; in mezzo in tre: Tricarico, Brambilla e Ficcadenti; dietro in 4 con il “Malta”. Un allenatore deve anche adeguarsi al materiale che ha a disposizione. Ecco una differenza tra me e Ventura: lui è fedele a una filosofia, io mi adatto di più. Comunque, il segreto è aggiornarsi: bisogna essere moderni».
E Conte? È moderno anche se gioca “a tre” dietro?
«Ah! Di Conte mi impressiona il carisma: trasmette determinazione e carica agonistica. Oltre al modo spietato con cui taglia fuori coloro che non lo seguono nel progetto. Quello che ha fatto alla Juve è impressionate e lo farà anche in Nazionale: riesce a ottenere allenamenti tirati anche dopo una partita».
Infatti dicono che a Coverciano li faccia lavorare troppo...
«Eh! Conte è così, se lo prendi sai cosa devi aspettarti. E poi tutti noi allenatori siamo gelosi dei nostri giocatori. Anche io quando stavo alla Lazio chiamavo i ct. Detto questo...».
Detto questo?
«Mi sento più vicino ad Allegri. Anche io pretendo, sono pignolo, però prediligo il dialogo: autorevolezza sì, ma senza spigoli».
Chi gioca meglio in Serie A?
«L’Empoli (lo dice di getto, ndr). Giocano a memori: alti sui 30 metri, blocchi e diagonali. Complimenti a Sarri».
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