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«Spalletti scappi da Roma, è un ambiente di merda»

ANSA
Giancarlo Dotto su Dagospia: «Ha subìto offese tremende e la società non lo ha aiutato»

Sono nati così, meglio sbracciare ogni mattina nella merda, e c’è pure qualcuno che ti paga e ti applaude, che lavorare. Tolgono luce a quelli bravi e un po’ fessi, non pochi, che ci credono ancora al mestiere. Questa è Roma. Unica al mondo. Anche a Napoli e Buenos Aires, radio, web e giornali impazzano. Ma lo fanno con teatralità o passione. A Roma lo senti, lo avverti, che l’invettiva sale apatica da un rigurgito post-prandiale.

Torniamo a Lucio. Adesso hanno deciso che è un caso psichiatrico. Dacci oggi il nostro schizzo di merda quotidiano. Due sentenze buttate lì e vai, un’altra anima nel cesso. Avanti un altro. Piccola domanda: erano psicolabili anche Luis Enrique, Rudi Garcia, gli stessi Zeman e Ranieri? Lo stesso Fabio Capello, scappato via di notte. Perché scappano tutti da Roma? Qualcuno se lo chiede? Qualcuno si risponde? E se non sono le palate dei media, sono gli sputi e le minacce degli analoghi in curva (già dimenticata Roma-Fiorentina, De Rossi che torna nello spogliatoio tappezzato di saliva romanista?). Perché Luis Enrique, uomo e allenatore di prima qualità, invecchiato di trent’anni, si congeda con la sublime per quanto intimista domanda: “Che cosa ho fatto per meritare tutta questa merda?”.

La merda che torna, ancora, pubblica e privata (parlate off record con i dirigenti che sono passati e poi scappati da Trigoria, se volete altra materia scatologica). Perché il nobile Rudi Garcia, uomo e allenatore di primissima qualità, invecchiato di quindici anni, trasforma i suoi ultimi confronti con i media in un catenaccio di protesta, sì, ma anche di rassegnazione?

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