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Donadoni e i suoi ragazzi: è il Parma che dà lezioni

LaPresse
Senza stipendio da mesi, travolti da un insano destino mediatico, Roberto Donadoni (ma che fosse un galantuomo lo sapevamo già) e i suoi giocatori dimostrano invece che la dignità e la professionalità possono prescindere da formalismi e sostanza perché appartengono a noi stessi

TORINO - C’è una squadra, nel campionato italiano, che rovescia i luoghi comuni del calcio. Per esempio? Non ci hanno sempre raccontato che alla base di ogni successo c’è la solidità societaria di un club? Ecco, andate a raccontarlo a quelli del Parma, che la società non sanno più cosa sia da qualche mese. Anzi, che quando si è palesata lo ha fatto tramite personaggi improbabili, se non inquietanti. Senza stipendio da mesi, travolti da un insano destino mediatico, Roberto Donadoni (ma che fosse un galantuomo lo sapevamo già) e i suoi giocatori dimostrano invece che la dignità e la professionalità possono prescindere da formalismi e sostanza perché appartengono a noi stessi. Sì, sì, d’accordo: è possibile che qualche giocatore abbia accettato pagamenti non proprio ortodossi, che abbia aspettato un po’ troppo a denunciare certe lacune. Ma in una vicenda in cui, proprio per i magheggi sfrenati e sfrontati dentro al e introno al Parma, hanno dovuto mettere sotto inchiesta perfino i vertici della Guardia di finanza, la parte più sana è quella rappresentata dall’allenatore e dai suoi calciatori. Che, pure loro, hanno demolito parecchi luoghi comuni sui calciatori che non hanno amor proprio e che pensano solo ai soldi. Quelli, anche famosi, che se ne sono andati magari sì. Questi che son restati invece no. E ci raccontano una storia di coraggio e di dignità. Verso se stessi e verso di noi. Una bella storia.

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