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“Il Napoli? Squadra ok, ma è mancata la guida”

L’analisi di Bianchi, il tecnico che ha firmato il primo scudetto in azzurro

"Napoli, senza grandi giocatori non si vince"

Cosa serve al Napoli per tornare grande?

«Senza grandi giocatori non si vince. Non ho mai visto un tecnico bravo far vincere squadre scarse. Un buon allenatore fa rendere la squadre al massimo, uno pessimo al minimo».

Torniamo al Napoli di quest’anno: il problema era nel manico?

«Faccio un paragone motoristico. Il pilota buono arriva al traguardo, se è scarso non fa neanche 2 giri del gran premio e va fuori pista. Questo Napoli ha un telaio di prim’ordine, nonostante un po’ di pancia piena. Non ha trovato la guida adatta…».

Chi ce l’ha invece è l’Atalanta con Gasperini: merita una big?

«In linea generale indubbiamente si, però tra Gasp e Bergamo si è creato un binomio straordinario. Non so se altrove troverebbe una società disposta ad appoggiarlo e assecondarlo come in nerazzurro. E poi ormai l’Atalanta è una big del nostro calcio. Proprio grazie al lavoro di Gasperini la Dea non è più una provinciale, ma è all’altezza delle grandi pur cambiando diversi giocatori ogni anno grazie a una società solida che fa investimenti importanti e ottiene sempre ottimi risultati».

Dopo il boom dell’anno scorso Kvaratskhelia sta facendo fatica a ripetersi.

«A 22 anni è normale fare meno bene da un anno all’altro. Adesso viene spesso raddoppiato e triplicato nelle marcature. Ripetersi è sempre difficile, ma Kvara rimane l’elemento dal quale ripartire per ricostruire un grande Napoli. Il georgiano ha dimostrato di avere qualità e potenzialità da campione».

Tra Napoli e Nazionale sta faticando un giovane talento come Raspadori.

«Mi è sempre piaciuto. Ha doti importanti, ma il continuare a cambiare posizione non lo aiuta. Una volta lo mettono centravanti, un’altra esterno, a volte trequartista. Però non è un giovane: all’estero giocano titolari a 17 anni. Inutile girarci intorno: la realtà del nostro calcio è drammatica. A livello di talenti non produciamo più grandi giocatori, soprattutto numeri 9 e numeri 10. Gli ultimi 2 mondiali visti da casa certificano la crisi del nostro movimento».

Un giovane allenatore che le piace?

«Scelgo Thiago Motta: sta facendo un lavoro molto interessante. È stato un ottimo giocatore e ora si sta confermando a grandi livelli anche in panchina. Può fare una bella carriera».

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