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Palladino: la Juve dentro e contro, Gasperini, Juric e il sogno Monza

Una carriera da giocatore fianco a fianco con campioni e maestri e il grande salto da tecnico che lo sta consacrando come sorpresa assoluta della Serie A: ecco chi è Raffaele da Mugnano di Napoli

La storia del Monza in Serie A avrà immortalato nella memoria e scolpito nella pietra un nome e un cognome. No, non Silvio Berlusconi o Adriano Galliani, o almeno non solo. Raffaele Palladino è entrato di diritto nella narrazione della società brianzola. Una carriera, quella di Palladino, partita da giocatore, ma che non ha visto mantenere le premesse iniziali e conclusasi proprio al Monza, senza nemmeno una presenza. La sua storia, però, ora vede quel ragazzo di Mugnano di Napoli esplodere sulla panchina, da allenatore, proprio dei biancorossi, dove la sua vita da calciatore era terminata.

Palladino, l'esplosione e la Juventus

Palladino mosse i primi passi proprio a Mugnano di Napoli, con la squadra del suo paese, Gli Amici di Mugnano. Dopo tre anni, in seguito a vari provini, si accasò al Benevento: prima tutta la trafila nel settore giovanile, poi il debutto in prima squadra. A 16 anni, Palladino giocava già in Serie C, tra i professionisti. L'esperienza con i giallorossi si chiude con 8 presenze e 1 rete messa a referto. Poche le partite giocate, perché l'attaccante partenopeo viene visto, attenzionato e acquistato dalla Juventus. In bianconero due stagioni ottime nel settore giovanile. Palladino esplode letteralmente nel ruolo di esterno offensivo, guidato, tra l'altro, anche da Gian Piero Gasperini nella prima stagione juventina, nell'anno 2002/03. La società lo nota, Marcello Lippi gli fa giocare qualche amichevole in prima squadra. E così, dopo 41 gol con la Primavera bianconera, il 17 marzo 2004 fa il suo debutto in una gara ufficiale con la prima squadra della Juventus: partita di Coppa Italia contro la Lazio, al 76' fa il suo ingresso in campo subentrando a Marco Di Vaio (gara persa dai bianconeri per 2-0). 

I prestiti, gli infortuni e l'addio al bianconero

Già dalla stagione successiva, però, le cose cambiano. Sulla panchina della Juve arriva Fabio Capello, che decide di mandarlo in prestito. Palladino si accasa alla Salernitana, in Serie B, dove in una stagione complicata per i granata mette a segno 19 gol in 43 partite tra tutte le competizioni. L'anno successivo altro prestito, stavolta al Livorno in Serie A, dove incontra Donadoni. L'inizio è ottimo: subito a segno con due gol nelle primissime gare. Subentra, però, un fattore che sarà sfortunatamente una costante nella sua carriera: i guai fisici. Un problema al ginocchio lo mette fuori gioco per circa 3 mesi. Al rientro, tra cambio allenatore (subentrò Mazzone) e recupero dal punto di vista fisico, non riuscirà più a timbrare il cartellino, collezionando quindi 2 gol in 25 presenze. La stagione seguente è quella post Calciopoli: con la Juventus in Serie B, i bianconeri decidono di tenerlo in rosa. Anche grazie al suo contributo, con 25 partite giocate e 8 gol, arriva la promozione diretta in Serie A. Il campionato successivo però sarà caratterizzato da pochi up e troppi down. Due gol segnati in 31 presenze tra tutte le competizioni. Poi il cambio ruolo voluto da Ranieri (da ala a esterno di centrocampo) fino al noto battibecco con Del Piero nel match contro il Palermo, passando per i diversi infortuni. L'esperienza di Palladino alla Juve si conclude di fatto lì: a fine stagione passerà in comproprietà al Genoa, senza vestire più il bianconero.

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