La sconfitta del Milan in finale di Coppa Italia contro il Bologna ha mandato in frantumi anche l’ultimo piano di difesa dietro il quale la dirigenza si sarebbe potuta nascondere per non agire. Invece, lo 0-1 di due sere fa all’Olimpico che ha portato il trofeo a Bologna, mette Cardinale, Furlani, Ibrahimovic e Moncada davanti alle loro responsabilità. E la prima decisione che verrà presa sarà quella del cambio dell’allenatore. Sergio Conceiçao ci ha provato, a modo suo, a rimettere a posto le cose dopo l’esonero di Paulo Fonseca, ma nei fatti e nei risultati non ci è riuscito. E la querelle di un anno fa di questi tempi sul dopo Pioli è la genesi di tutti i mali, che poi a cascata si sono riverberati sul campo.
Milan, serve un grande allenatore
Il Milan ha bisogno di un grande allenatore, di uno che sappia convincere i calciatori delle sue idee entrando in empatia con loro e con l’ambiente. Una scelta non ambiziosa genererebbe un nuovo capitolo che potrebbe ricalcare quello che si sta, mestamente, concludendo in questa annata. La doppia scelta portoghese alla guida del Milan ha comportato anche i seguenti dati: dalla nona giornata in avanti, i rossoneri non sono mai andati oltre la settima posizione in campionato. Il secondo dato è quello che più farà clamore: il Milan, a mercoledì sera, ha perso quindici partite stagionali su cinquantatré tra campionato, Champions League e Coppa Italia, pari al 28% del totale. Numeri non da grande squadra. E poi si è arrivati alla certificazione del naufragio di questo modello gestionale. Al Milan serve un direttore sportivo che comandi, che sappia costruire una squadra, che possa scegliere l’allenatore e condividere con lui le idee di mercato da sviluppare dopo con la società, non viceversa.