Chissà se a Davide Calabria non verrà la tentazione di andare nello spogliatoio del Milan quando arriverà domani sera al Dall’Ara per il recupero di campionato tra il Bologna e i rossoneri. Sarebbe una reazione istintiva, un’abitudine scontata per chi ha indossato i colori della sua squadra del cuore fin dal lontano 2007 quando faceva avanti e indietro, ogni pomeriggio della settimana, da Adro (paese della provincia di Brescia) insieme a mamma Caterina o a papà Battista per andare a Linate prima e al Vismara poi per i primi allenamenti nelle giovanili.
Calabria, i trionfi col Milan
Diciotto anni insieme con l’esordio in prima squadra avvenuto in piena “banter era” milanista, il torneo di Viareggio vinto nel 2014 con la Primavera di Pippo Inzaghi, Sinisa Mihajlovic che gli diede fiducia e disse ad Adriano Galliani e Rocco Maiorino che il Milan, il terzino del futuro, lo aveva in casa fino alla scalata alla maglia da titolare e alla fascia da capitano, lo scudetto del 2022 da protagonista e la Supercoppa dello scorso gennaio alzata nel cielo di Riad in un momento in cui i rapporti si erano ormai deteriorati. 272 partite ufficiali e 10 gol che sono andati in archivio negli ultimi giorni della sessione invernale di calciomercato, con il suo trasferimento al Bologna che si è reso quasi una necessità visto l’affollamento di terzini destri che si è creato nella rosa milanista oltre al fatto che non c’è mai stata una trattativa per il rinnovo del contratto, che sarebbe andato a scadenza a giugno.
Calabria, tra Conceicao e il caso Curva
Calabria, nella conferenza stampa di presentazione al Bologna, era tornato sull’ultimo periodo milanista affermando: «È stata una scelta maturata con il passare dei giorni, è stata la cosa più giusta per tutti. Abbiamo affrontato la cosa in maniera matura ed è sembrata la più logica per tutti. C'è stata un po' di tristezza nell'addio, ma so anche quanto ho dato per quella maglia». Una delle ultime immagini di Calabria in rossonero è il diverbio, prima in panchina e poi a fine gara, con Sergio Conceiçao alla fine di Milan-Parma, che non solo gli aveva tolto i gradi di capitano, ma lo aveva anche relegato a un ruolo secondario. Insomma, non c’erano più i presupposti per rimanere e sicuramente vorrà fare bene contro la sua ex squadra, con quella determinazione che solo chi viene dalla fatica sa mettere in campo quando ritrova, da avversario, la squadra per la quale ha dato tutto. Nulla a che vedere con il suo addio, invece, il suo coinvolgimento nell’inchiesta “Doppia curva”, dove è messo agli atti che incontrò il capo della Curva Sud, Luca Lucci, in un periodo molto delicato per la squadra allenata da Pioli nella prima parte del 2023. Tale incontro, però, rischia di portargli “in dote” una squalifica al termine dell’indagine, ancora in corso, da parte della Procura Federale.