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Ibrahimovic sferza Juve e Inter: "Il calcio italiano nel mondo è il Milan"

Zlatan, intervista fiume: "Non sono un dipendente del club, lavoro per RedBird. Lo Scudetto si vince con la mentalità, noi siamo la nuova scuola"

Ibrahimovic: "Ritorno al Milan? Stavo ancora capendo cosa fare"

Lo svedese ha raccontato la sua vita dopo l'addio al calcio ed il ritorno in rossonero da dirigente: "Ho iniziato a godermi la vita in un altro modo, senza allenarmi ogni giorno. Sono stato tanto con la mia famiglia, come faccio sempre. Io non sono uno che esce la sera. Se guardi il mio Instagram, non troverai mai una foto di mia moglie o dei miei figli. Perché per me loro sono sacri, privati. E quindi, dopo che ho smesso di giocare, ho passato tanto tempo con loro. Perché quando giocavo, di tempo per loro ne avevo poco. Adesso volevo recuperare. È stato veramente fantastico. Il ritorno al Milan? Non stavo nemmeno cercando qualcosa da fare. Dopo tre mesi sono venuto a trovare i ragazzi qui al Milan. Ho parlato con Furlani, gli è piaciuta la nostra chiacchierata e mi ha detto: 'Dovresti incontrare Gerry Cardinale'. Così l’ho incontrato e abbiamo parlato. Voleva sapere di più su di me, cosa voglio, chi sono. Poi mi ha detto: 'Voglio che tu sia in RedBird. Non nel Milan. Porta la tua esperienza. Impara l’altro lato del calcio, quello che non vedi in campo. La finanza, i numeri, come funziona tutto'. Sono uno che ama le grandi sfide. Quando faccio qualcosa, deve essere una cosa gigante. Altrimenti non sento l’adrenalina, la pressione. All’inizio ho detto no, anche perché quando il mio agente Mino Raiola è venuto a mancare, un paio di anni fa, avevo l’opportunità di entrare nella sua azienda. E poi, cos’è successo? È stato Gerry, lui spinge forte. Ora capisco perché ha successo: non molla mai. È il vero Wolf of Wall Street, ottiene sempre quello che vuole. Alla fine, mi ha dato un’opportunità a cui non potevo dire di no. E no, non c’entrano i soldi. Perché io non sono pagato dal Milan. Non sono un dipendente del Milan. Io lavoro per RedBird, ma la mia responsabilità è chiara: portare l’AC Milan dove gli spetta. Vincere".

Ibrahimovic: "La frase del boss? Era una battuta..."

Ibrahimovic ha anche chiarito la frase che aveva innescato molte polemiche negli scorsi mesi: "Ho fatto una battuta, una di quelle classiche, da Ibra, ma dipende sempre da con chi scherzi. Lì c’erano ex giocatori, quindi ho detto: 'Io sono il boss e tutti lavorano per me'. La prima volta l’ho detto in un’intervista in inglese, ma aggiungendo che era una battuta. Perché poi ho anche chiarito il mio ruolo di advisor, rappresentante della proprietà e tutto il resto. Ma ovviamente, quando ero giocatore, una battuta così veniva presa in un certo modo mentre ora ognuno la interpreta come vuole. C’è chi dice: 'Zlatan è arrogante'. E poi tutto viene elaborato e amplificato. Stare attento a quello che dico fa parte del cambiamento di ruolo. Prima ero un giocatore, rappresentavo me stesso. Ora rappresento qualcosa di molto più grande. Rappresento RedBird e parlo con Gerry ogni giorno. Perché tanta gente dice: 'Cardinale è il proprietario, ma non è sempre qui'. Gerry ha tante altre cose a cui pensare, giusto? Lo dice spesso: 'Questo non è il mio lavoro di tutti i giorni'. Ma gli importa, e molto. È molto legato al Milan, vuole avere successo, il Milan è assolutamente centrale nei piani di RedBird. Vuole riportare il Milan dove merita di stare. A modo suo, con la sua visione e la sua ambizione. Ha messo le persone giuste a gestire il Milan e ti dà la responsabilità, ma in cambio vuole una cosa semplice: i risultati".

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