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Maldini: «Prima della finale di Manchester con la Juve...»

Il dirigente del Milan si è soffermato su Gattuso. Poi, un aneddoto sulla sfida contro i bianconeri in Champions League nel 2003

TORINO - "I prossimi punti che chiuderò? Avere un Milan che torni protagonista. Ci vorrà magari un po' di tempo, ma l'idea è di avere uno stadio di proprietà, magari assieme all'Inter ma di altissimo livello, insomma è un progetto a lunga scadenza...". Così Paolo Maldini, direttore strategico dell'area sport del Milan, parlando del futuro del club rossonero. L'ex capitano, intervistato da Dazn, ha parlato del suo ruolo: "Direttore strategico dell'area sport del Milan è un titolo che può spiegare tante cose o anche niente...".

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MALDINI E LA FINALE CONTRO LA JUVE - "Leonardo - ha proseguito - ha preso questa posizione di dirigente a 360 gradi, più di un direttore sportivo, e mi ha chiesto di accompagnarlo in questa avventura... la definizione del ruolo è poco importante, quello che importa è che siamo a capo dell'area sportiva". "È una bella sfida, piena di sentimento", ha continuato Maldini. "La mia vita sportiva è sempre stata legata a questi colori, a questa città, quindi è la chiusura di un cerchio. Sembrava naturale, ma non era detto che accadesse...". L'ex difensore ha poi rievocato un momento in carriera in cui ha saputo gestire un team sotto stress: "Prima della finale di Manchester contro la Juve. Siamo tornati in finale dopo 9 anni, molti compagni non erano mai stati in una finale di Champions League: ho dovuto fingere di essere la persona più tranquilla del mondo e tutti mi dicevano 'ma cavolo Paolo come fai a essere così tranquillo?' e io dicevo 'eh sai è l'abitudine!' e invece - ha ricordato - dentro di me avevo il fuoco, però son riuscito a gestire quella pressione. Si stupivano che dormissi: avevo preso una pastiglia per dormire", ha sorriso. "Sono piccole bugie che danno sicurezza al gruppo".

SUL FIGLIO - Infine una battuta su suo figlio Daniel, "il primo fantasista della dinastia Maldini, è l'unico con quelle attitudini, da trequartista, da goleador. E' un po' ambidestro anche lui come me. Nel carattere suo rivedo alcune cose mie e poi nei movimenti c'è genetica perché come la gente rivede me nei miei due figli, la gente rivedeva mio padre in me ai miei esordi", ha concluso.

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