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Santoriello “Odio Juve”, la seconda vita dell’ex pm che non poteva indagare

Protagonista particolare dell'inchiesta Prisma sui conti della società bianconera, ora la promozione a Cuneo come nuovo procuratore aggiunto

Seconda vita professionale per Ciro Santoriello dopo essere stato un particolare protagonista dell'inchiesta Prisma sui conti della Juventus. Santoriello, infatti, si è insediato come nuovo procuratore aggiunto di Cuneo, dichiarando: "Vengo in assoluto spirito di servizio, per me è un ritorno a casa, perché conosco bene queste zone". Il pm ha lasciato la Procura di Torino e si è trasferito a Cuneo. Una salita di grado, in altri termini una promozione per Santoriello.

Santoriello e l'inchiesta Prisma

Santoriello, mentre faceva parte del gruppo di magistrati che indagava sulla società bianconera in merito all'inchiesta Prisma, era nella bufera per aver dichiarato di essere tifoso del Napoli e di essere, soprattutto, anti-juventino. "Odio la Juventus", disse testualmente durante un convegno al quale partecipavano anche il vicepresidente del Collegio di Garanzia Coni Sandulli e l'avvocato del Napoli Mattia Grassani. Il video delle particolari dichiarazioni di Santoriello, precedenti all'inchiesta, ha poi fatto il giro dei social e del web. E, scoppiato il caso con le conseguenti polemiche, il pm ha poi deciso di lasciare l'incarico relativo all'inchiesta Prisma. A mesi di distanza, infine, la promozione con il trasferimento da Torino a Cuneo per ricoprire il ruolo di procuratore aggiunto.

Processo Prisma a Roma

I giudici della Quinta sezione della Cassazione, lo scorso mese, avevano dichiarato l'incompetenza territoriale della Procura di Torino, spostando il processo a Roma. A quasi un anno di distanza, dal 24 ottobre 2022, dell’inchiesta che ha colpito il club bianconero resta poco e niente. La Corte, si leggeva nel dispositivo, "dichiara l'incompetenza del tribunale di Torino e ordina la trasmissione degli atti al pubblico ministero presso il tribunale di Roma. L'estratto della sentenza va immediatamente comunicato a cura della cancelleria al giudice che ha rimesso la questione”. La Procura di Torino, che dopo la decisione della Cassazione si era trincerata dietro un eloquente "no comment", contestava i reati di false comunicazioni sociali, ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza, manipolazione del mercato.

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