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Orsolini, ma non era plusvalenza fittizia Juve? Ora serve all'Italia

Il ct convoca uno dei protagonisti dell'inchiesta sul club bianconero, poi archiviata dai pm di Bologna: gli allegati al contratto erano una delle prove per la procura di Torino

Tanto per cominciare, il “diritto di recompra” su Riccardo Orsolini lo esercita la Nazionale italiana, il club di diretta emanazione delle Figc. Una vicenda non banale, perfino curiosa (sempre che adesso a qualcuno interessi ancora: ormai il più è fatto) se pensate che un allegato del suo contratto di cessione dalla Juventus al Bologna era ritenuto, dai giudici della Procura di Torino, come una delle prove regine del “sistema Juventus” anche in relazione al mancato deposito in Lega di un documento che il calciatore, peraltro, non aveva mai firmato.

I pm di Torino avevano trasmesso gli atti alla Procura di Bologna che, senza chiedere proroghe o trasmettere pilatescamente gli atti ad altre Procure, hanno semplicemente archiviato la questione per "l’insussistenza di elementi conducenti a ritenere sussistente una condotta penalmente rilevante, tanto meno inquadrata nel paradigma del falso in bilancio". Insomma, Orsolini non è più una plusvalenza farlocca e (a differenza di quanto accadrà nei secoli a venire ai giocatori coinvolti per esempio nell’affare Osimhen) riesce persino a essere convocato in Nazionale. Tu guarda i misteri del calciomercato.

Orsolini di nuovo in Nazionale dopo tre anni

E non è neppure la prima volta, perché l’esterno del Bologna di scuola Juventus era già stato chiamato dal ct Mancini che gli ha concesso due presenze: l’ultima nel novembre del 2020, a Firenze, quando segnò un gol in amichevole contro l’Estonia. Ora a distanza di quasi tre anni, lo richiama Luciano Spalletti che deve fare i conti con le assenze “fresche” del difensore Mancini e dell’esterno Politano che si aggiungono a quella di Chiesa e di Pellegrini. Quattro defezioni nella prima “finestra” della gestione spallettiana: fisiologiche, per carità, ma anche sufficienti a smontare la retorica assai strumentale della “ora restano tutti, altro che con il Mancio...”. Una retorica stiracchiata e un poco gaglioffa che non sarebbe piaciuta per primo a Spalletti che, trovatosi con la coperta corta sugli esterni, ha deciso di chiamare “l’Orso” a Milanello (e non, sorprendentemente, il più quotato Berardi).

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