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Juve, fatture false? Accusa già caduta. Ma intanto la giustizia sportiva…

Gli ex vertici del club bianconero sollevati dall’ipotesi di reato prima ancora del via al processo: nessun rilievo fiscale

TORINO - L’esigenza di celerità orgogliosamente rivendicata dalla giustizia sportiva, non è una novità, cela il rischio di aprire a scenari ambigui se non paradossali. Il processo alla Juventus per il caso plusvalenze, dopo l’iniziale assoluzione del club bianconero, è stato riaperto e rilanciato negli scorsi mesi dagli elementi sopraggiunti dalla Procura della Repubblica di Torino, per esempio, senza che questi fossero ancora stati passati al vaglio di un giudicante. E con la possibilità, in linea ipotetica, che nell’alveo della giustizia ordinaria tutto si risolva poi in una bolla di sapone. Non ci sono segnali così estremi, almeno al momento, ma è quantomeno singolare che il processo penale inizi a risultare ridimensionato prima ancora di cominciare.

I -10 alla Juventus

Dalle accuse mosse agli allora apicali del club, infatti, è già stata stralciata l’ipotesi di reato relativa a “emissioni di fatture per operazioni inesistenti con riguardo alle operazioni foriere di plusvalenze fittizie”. E il processo, in attesa della pronuncia della Cassazione sulla competenza territoriale, non ha appunto ancora superato nemmeno lo striscione del via. Ma, intanto, alla Juventus sono stati sottratti in maniera definitiva 10 punti nell’ultimo campionato e, soprattutto, un centinaio di milioni malcontati nelle casse in conseguenza della penalizzazione, tra mancato accesso alla prossima Champions League e altri effetti collaterali minori.

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