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Juve, Intrieri: "Accordo globale su plusvalenze e stipendi? È possibile"

Intervista all'avvocato penalista: "La giurisprudenza sportiva ha inventato il concetto di modico quantitativo di plusvalenze: con una non è reato, con molte lo è"

Avvocato Intrieri, dopo un’attenta lettura delle motivazioni della sentenza del Collegio di Garanzia che idea si è fatto su che cosa potrà succedere il 22 maggio alla Corte federale d’Appello?

«Finora non ho imbroccato una previsione, ero convinto che il Collegio avrebbe modificato l’impianto della sentenza, invece no. Comunque, la mia impressione è quella di una rimodulazione della sanzione: l’eventuale assoluzione di alcuni dirigenti, perché è stato sostenuto che queste alterazioni le facevano soltanti i vertici apicali, comporta la riduzione della pena. Può succedere che si arrivi ad un gentlemen agreement, una riduzione della pena rinunciando ad andare al Collegio, insomma a un accordo globale».

Che comprenda anche il secondo filone d’inchiesta su manovra stipendi, partnership sospette e rapporti con gli agenti?

«Certo, può investire anche il capitolo successivo: non possono fucilare due volte la Juve! La condotta sleale può essere contestata unitariamente un’unica volta attraverso le scritture contabili, i contratti dei giocatori e le partnership. I fatti sono avvenuti nello stesso contesto di tempo, durante il Covid: non si può sanzionare il club due volte per gli stessi fatti».

Lei, tra l’altro, ha parlato di torsioni pericolose rilevate dalla lettura delle motivazioni del Collegio di garanzia: quali sarebbero?

«Sicuramente il cambio di reato a cui è dedicata una parte corposa delle motivazioni. In primo giudizio Chiné ha chiesto una condanna economica per la violazione dell’articolo 31, cioè per l’alterazioni delle scritture contabili riconducibile alle plusvalenze artefatte, in appello la Juventus viene assolta perché - e questo lo dice la Corte federale d’Appello - non ci sono norme che vietano la plusvalenza, non esistono parametri di valutazione dei giocatori. Poi la vicenda subisce la prima torsione: interviene la Procura di Torino che apre un’inchiesta penale a vasto raggio con l’arma delle intercettazioni. E allora la procura federale chiede la revocazione perché sarebbero subentrati fatti nuovi, ma l’indagine della Procura di Torino non ha portato a uno straccio di sentenza, anzi il giudice ha respinto la richiesta di arresto dei dirigenti. Ciononostante si chiede la revocazione».

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