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Pozza: "Le plusvalenze fittizie non danno alcun vantaggio"

Il docente di Accounting e Principi Contabili Internazionali della Bocconi e consulente legali Juve: "Generano solo maggiori costi e future minusvalenze"

Accostare la Football Industry al mondo ad esempio dell’arte, in cui la soggettività ha incidenza decisiva nella valutazione di un’opera, è sbagliato?

«In entrambi i casi, non esistono modelli finanziari applicabili e il livello di discrezionalità è elevato. In questo senso, il paragone è azzeccato. In oltre i giocatori sono dei “pezzi unici”, un po’ come le opere d’arte. Ciò non di meno è possibile esprimere valutazioni affidabili. Da approfondimenti che ho potuto svolgere è emerso che giocatori “simili” (per ruolo, età, carriera, ecc.) vengono compravenduti a prezzi simili. Questo dimostra che esiste un mercato in grado di esprimere valori attendibili».

Procura e Corte federale d’appello hanno stabilito che la Juventus abbia tratto vantaggio dal sistema creato sull’utilizzo di operazioni che garantivano plusvalenze fittizie. Dal punto di vista della gestione di una azienda rappresenterebbe davvero un vantaggio puntare su plusvalenze «fittizie» che non spostano soldi e non fanno cassa?

«Non credo che una gestione minimamente competente e responsabile possa pensare di fare i bilanci con plusvalenze fittizie. Infatti, le plusvalenze originate dal solo scambio di calciatori non generano flussi di cassa ma modificano il reddito e il patrimonio solo nel breve termine. Nel medio termine infatti eventuali plusvalenze gonfiate generano maggiori costi e future minusvalenze. L’apparente beneficio di oggi si riflette in un equivalente maleficio domani».

Massimi esponenti delle istituzioni e addetti ai lavori insistono sull’importanza di definire specifiche norme per regolamentare l’utilizzo di plusvalenze. Lei come interverrebbe?

«Certamente regole definite da chi si occupa dei principi contabili potrebbero fare chiarezza nel mondo dei bilanci delle società di calcio. Da questo punto di vista lo IASB, per i club quotati, e l’OIC per i club non quotati, ben potrebbero emettere regole chiare per la contabilizzazione delle operazioni di scambio dei giocatori. In assenza di tali regole oggi la prassi pressoché totalitaria è quella che prevede la registrazione delle plusvalenze nello scambio di giocatori».

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