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Juve e Calciopoli: come il processo di Napoli ha demolito le accuse Figc

In un approfondimento del 18 marzo 2011 vi spieghiamo come è emersa l'"altra verità" tra leggende metropolitane, teoremi e omissioni nelle informative

Le schede svizzere: indagini incomplete

Una sola telefonata tra le 180mila di Calciopoli risulta intercettata da una utenza straniera, nella notte del 9 febbraio 2005: Bergamo e Moggi discutono la composizione del gruppo di cinque arbitri per le partite principali del weekend. In tre hanno ammesso di aver ricevuto schede straniere, due di loro se la sono cavata con lo stralcio dal processo per la collaborazione fornita ai pm (Paparesta padre e figlio), il terzo, Paolo Bergamo, aveva - anche sulla scheda italiana - rapporti di confidenza sulle scelte prossime venture delle griglie anche con altri dirigenti che non fossero Moggi (con Facchetti, per esempio). Resta il teorema e il lavoro effettuato su un gran numero di schede acquistate a Chiasso: sappiamo che nell’udienza di Napoli è emerso il dubbio che l’acquisizione del materiale sia stato fatto senza rogatoria e questo è un elemento che può pesare sulla utilizzabilità ai fini probatori. Per il processo sportivo del 2006, però, la questione non si pose proprio: si giudicò al netto di tutte le altre schede che non fossero quella di Bergamo e quella, per ora presunta,di Pairetto.

Dubbi sulla prova schiacciante

Ebbene la prova schiacciante dei pm e dei carabinieri viene messa in una luce nuova dall’ingegner De Falco, super esperto di intercettazioni e perito dell’imputato Fabiani, che sollecitato dalla avvocato Morescanti in aula fa emergere un aspetto particolare e lo conferma in un’intervista a Tuttosport il 3 dicembre 2010: «Sono perito di molti tribunali (ha lavorato anche al fianco del pm Woodcock sull’indagine su Vittorio Emanuele, ndr) e qui ho visto che non ci si è affidati ad un esperto del settore. Per come s’è proceduto,non c’è la certezza che la scheda presunta sia associata proprio a quell’imputato. Eppoi le schede svizzere o di qualsiasi altro paese straniero sono intercettabili quando utilizzano ponti italiani. Insomma, nella stanza dove intercettavano, avrebbero potuto ascoltare anche le cosiddette “schede svizzere”». Un altro aspetto correlato e fondante: le difese hanno più volte agitato e fatto inserire nel fascicolo processuale anche la giustificazione all’acquisto delle schede. Moggi sapeva che c’era un’intelligence che indagava su di lui: questo emerge da alcune telefonate. Scoprire poi dalle confessioni di Tavaroli, dagli atti del processo Telecom (dove Moggi, Bergamo e De Santis sono parti lese) che venivano acquisiti (dalla Telecom) tabulati sulle utenze della sede Juve e cellulari ha portato alla luce una vera e propria guerra telefonica, giocata su intercettazioni e tentativi di sfuggirvi.

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