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Juve e Calciopoli: come il processo di Napoli ha demolito le accuse Figc

In un approfondimento del 18 marzo 2011 vi spieghiamo come è emersa l'"altra verità" tra leggende metropolitane, teoremi e omissioni nelle informative

La Juve fu condannata nel 2006 per avere intrattenuto i contatti con i designatori, realizzati anche su linee telefoniche riservate, e partecipato agli incontri, con modalità non pubbliche: condotte contrarie ai principi di lealtà probità e correttezza e, al contempo, dirette a procurare un vantaggio alla società Juventus, mediante il condizionamento del regolare funzionamento del settore arbitrale. Con l’aggravante di cui al comma 6 dell’art. 6 C.G.S., per la pluralità di condotte poste in essere. - stretto rapporto con i designatori arbitrali, al punto che dirigenti di altre squadre dovevano passare da Moggi e Giraudo per avere contatti con il mondo arbitrale - regali ai designatori (anche se non è possibile verifcarne l’entità, si pensa a sconti per acquistare auto Fiat) - influenza nella predispozione delle griglie e conoscenza preventiva degli arbitri - squalifiche mirate attraverso ammonizioni preventive.

Ma quale cupola? Telefonavano tutti

Cosa resterà degli anni Ottanta non lo sa neanche Raf. Sappiamo, invece, che resta poco dell’accusa di associazione a delinquere - tradotta da Borrelli nell’innovativo concetto di “illecito sportivo strutturale” - che venne usata come un maglio dalla giustizia sportiva nel 2006 sulla Juve. Uno dei cardini dell’accusa era proprio l’esclusività del rapporto Moggi-Designatori, ovvero, la costituzione di un tetragono grumo di potere (ricordate?) che con cene e incontri privati e con una fitta rete di contatti telefonici (di cui uno solo, nel 2006, con un’utenza riservata ma intercettabile, volendo) condizionava l’andamento di un’intera stagione sportiva. Allora, secondo i giudici, Moggi e Giraudo giocavano un campionato parallelo e telefonico a quello che i supercampioni di Capello (e di Berlino 2006), vincevano in campo contro il Milan del marconista Meani. Ebbene, i giudici del calcio giudicavano in base a quanto i Carabinieri scrivevano sulle loro informative: e i buchi sono impressionanti. Piaccia o non piaccia a Narducci, le telefonate coi designatori o - peggio - con gli arbitri ci sono e riguardano molto i dirigenti di quasi tutti i club della A. E pranzi e cene (non vietati) non erano esclusiva juventina: al processo di Napoli anche Facchetti junior ammette quella del padre con Bergamo, che va anche a casa Moratti a Forte dei Marmi, ma in arrivo ce ne sono anche altri di incontri conviviali. E non è proprio Moratti a sollecitare la visita a Milano di Bergamo per un regalo? E quanto a cene va ricordato lo scarso peso assegnato all’appuntamento al ristorante di Lodi di Galliani e Collina per parlare del futuro da designatore. In ogni caso anche a Parma si osserva il rito senza bisogno di Moggi come asserito per i Della Valle: Sacchi invita i designatori a casa Tanzi, lo confessa Baraldi al processo.

Le designazioni e i regali

Sulla griglia di Moggi e Bergamo s’è detto tantissimo. Ma proporre arbitri o condizioni di sorteggio, come fece Facchetti con Mazzei, ma anche Meani e Foschi, non poteva condizionare anche il campionato degli altri? E se molti lo facevano, a vantaggio di chi si grigliava? Persino Spalletti per la sua Udinese da Champions chiedeva guardalinee. E i regali poi, o meglio lo sconto da cliente vip per un auto del gruppo Fiat, o le magliette razziate da De Santis dopo Lecce-Juve: l’assistente Ceniccola ha parlato dei cachemire interisti, Zamparini martedì delle borse di materiale tecnico lasciate da ogni squadra. Sempre in attesa di conoscere il regalo natalizio morattiano a Bergamo. In ogni caso sappiamo dell’interesse personale di Paparesta nel proporre la vicenda Assobiodiesel a Galliani, per il tramite di Meani; sappiamo di trapianti di capelli proposti e anche di Facchetti che si prodiga per trovare un posto di lavoro a Nucini in banche e assicurazioni amiche (anche quella di Paolillo). Vogliamo mettere anche questo sul piatto della bilancia, senza riesumare i Rolex o gli elettrostimolatori?

Coppola e il ribaltone di Baldini

L’associazione promuove i cupolari e abbatte gli altri, Nucini dixit. Ebbene Racalbuto favorisce la Juve e resta senza gare e soldi per otto turni, Paparesta la affossa a Reggio e - nonostante tutto - arbitra alla prima giornata utile. E il Nucini cavallo di Troia? Scarso com’era, i suoi 100 mila euro l’anno li alzava, nonostante l’ostracismo. E Pieri dopo Bologna-Juve perde prima fascia e big match per sei mesi. In ogni caso la giustizia sportiva ha asserito che è illecito sportivo quando si arriva a contattare gli arbitri: e allora, o si tirano fuori le finora presunte telefonate svizzere di Moggi, o gli unici (ma frequentissimi) contatti diretti con assistenti e arbitri ce li ha Meani (169 nuove telefonate succulente) o Facchetti con De Santis. Ricordiamo, comunque, che Moggi era intercettato, come De Santis, gli altri arbitri e dirigenti no.  Nel processo abbiamo sentito un assistente, Coppola, confessare un contatto per aggiustare una sentenza sportiva per l’interista Cordoba; l’antimoggi Franco Baldini romanista essere vicinissimo al colonnello Auricchio e sapere del “ribaltone” anni prima; abbiamo scoperto che Nucini aveva parlato a Borrelli nell’ottobre 2006 del lavoro di intelligence da arbitro in attività fatto con Facchetti ed evidenziato un esposto (a firma di chi?) alla Procura di Milano su arbitri e tesserati di squadre concorrenti; abbiamo sentito Galliani vantarsi di aver determinato lo spostamento di una giornata di campionato; abbiamo scoperto che nella classifica dei cartellini favorevoli per squalifica altrui la Juve era in zona Intertoto e chi chiede i danni al processo essere da scudetto; (ri)scoperto Lecce-Parma come clamoroso episodio intreccio di pressioni che escludono l’arbitro non dirigenti e giocatori (cfr. Zeman). E capito chi fosse e cosa facesse, anche per l’Inter, Tavaroli e il suo Tiger Team Telecom. Insomma abbiamo visto e sentito cose che voi umani (e dirigenti juventini) del 2006 non potevate immaginare.

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