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Juve e Calciopoli: come il processo di Napoli ha demolito le accuse Figc

In un approfondimento del 18 marzo 2011 vi spieghiamo come è emersa l'"altra verità" tra leggende metropolitane, teoremi e omissioni nelle informative

La Juventus fu punita per aver posto in essere atti diretti ad alterare lo svolgimento delle gare contro la Lazio del 5 dicembre 2004, il Bologna del 12 dicembre, l'Udinese del 13 febbraio 2005.

Juventus, le incriminazioni sulle partite

Il teorema accusatorio doveva incardinarsi, a livello sportivo, su singole gare: l’illecito strutturale non esisteva, prima del 2006. E allora analizziamo le risultanze probatorie che Caf e Corte Federale non vollero prendere in considerazione nel processo lampo della Figc. Le accuse rimontavano a Juve-Lazio e Dondarini - assolto dalla Figc - viene condannato nel rito abbreviato per un errore: negli spogliatoi Moggi parla all’osservatore di un 3-0, ma la gara si chiude 2-1 e Dondarini non c’entra, ma la giustizia sportiva sanziona il fatto che Moggi sapesse prima la terna designata. Se è per questo, Meani e Facchetti, ma anche Governato del Brescia seppero essere più veloci nel conoscere gli arbitri prima dei comunicati ufficiali. C’è poi Bologna-Juve del 12 dicembre, dove Pieri (anche lui condannato) vede scomparire le telefonate che lo scagionano: dà una punizione alla Juve, Nedved segna e vince, ma Pieri non viene applaudito da Bergamo e Pairetto. Abbiamo pubblicato le telefonate: Pieri si maledice per quella punizione. E l’osservatore Luci, braccio destro ora di Collina, lo cazzia, ma per non aver ammonito i bolognesi che protestavano: (Luci ha confermato tutto in aula). Pieri viene tolto dalla prima fascia per tutta la stagione e non arbitrerà più la Juve, ma questo i Carabinieri lo ritennero irrilevante.

Juventus-Udinese e Roma-Juve

Juventus-Udinese del 13 febbraio 2005 è una delle gare della celebre discussione sulla griglia fra Bergamo-Moggi, ma non esiste alcuna prova (o scheda svizzera) che faccia ipotizzare un contatto di Rodomonti e Gemignani con Moggi. Di partite simbolo rilette a Napoli con completezza (e rabbia) ce ne sono tante. Roma-Juve per la quale è imputato Racalbuto: la telefonata tra lui (cupolaro presunto) e De Santis è chiarissima, ma ritenuta irrilevante. Racalbuto si mette le mani nei capelli per le decisioni di Pisacreta (che in aula si assumerà tutte le responsabilità e ancora oggi dice: «Cannavaro non era in fuorigioco»). In quella partita l’arbitro Gabriele faceva il quarto uomo e aveva il telefonino in tasca: deve la sua assoluzione al fatto che nell’apparecchio c’erano le foto della figlia. L’ha consegnato ai Carabinieri che pensavano fosse il telecomando per guidare la Juve al successo, ma nell’sms conservato, Bergamo attacca Racalbuto che l’aveva favorita. Bastava leggerlo. O leggere l’orario in cui Giraudo dice a Moggi di Dattilo (Udinese-Brescia): «Se era furbo ne cacciava altri tre». Alle 17.20 la gara era finita e auspicare le squalifiche - in caso di rissa e pugni in faccia - altrui non è reato, neanche sportivo.

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