La Juve ricevuta alla Casa Bianca dal presidente degli Stati Uniti è un colpo che non era tecnicamente riuscito neanche a suo nonno Gianni, che pure entrava e usciva dallo Studio Ovale con una certa disinvoltura. Ma, nell’estate del 1983, quando la Juventus andò a giocare qualche amichevole negli States, Ronald Reagan non era a Washington e la squadra venne ricevuta da George W. Bush, all’epoca suo vice, poi successivamente eletto. Ma il colpo “diplo-mediatico” di John Elkann è esattamente nel solco di quelli dell’Avvocato. E arriva qualche giorno dopo la visita alla Continassa con il figlio Oceano, grande appassionato di calcio e tifosissimo della Juventus. Non un caso, ma un segnale che John ha mandato alla squadra e alla società.
Come Comolli ha stregato Elkann
I suoi impegni non gli consentono di gestire la Juventus nel giorno per giorno, ma dopo l’ultima deludente stagione ha deciso di operare in modo piuttosto diretto la svolta per il possibile rilancio del club. E sa che, per quell’obiettivo, è un momento cruciale. Ha scelto personalmente Damien Comolli, che avrà moltissime responsabilità della rinascita bianconera. Lo ha scelto dopo una serie di colloqui anche con altri dirigenti. Il francese ha vinto la corsa, per come si è presentato e ha saputo dare l’idea di essere un uomo in grado di prendere decisioni importanti e per lui ha parlato il curriculum, con una crescita progressiva delle responsabilità. Ma quello che, probabilmente, ha colpito John di Comolli è stata la capacità di parlare di numeri, di compiere ragionamenti quantitativi con convinzione di causa: John ragiona da ingegnere e Comolli è una sorta di ingegnere del calcio, su quel piano c’è stata sintonia.
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