L'esperienza nel settore giovanile della Juventus
Sermonti, vedendo le foto del passato alla Juve, ha continuato a raccontare il suo periodo nelle giovanili: “Ci tengo a questa foto, perché c’era Nené, l’allenatore, che era un grandissimo personaggio. Era un giocatore brasiliano che ha vinto lo Scudetto col Cagliari nel 1970, una delle 2-3 imprese più importanti della storia del calcio mondiale. Faceva queste cose, ad esempio, aveva tutte le sue teorie su come si coltivasse l’armonia in un gruppo. Prima di entrare in un campo, sulle strisce bianconere, ci spruzzava dell'alcol puro. A parte che entravamo storditi, lo faceva per evitare che arrivassero influenze maligne nel cuore, per essere fermi e forti. Lo eravamo, ma anche mbriachi (ride,ndr). C’avevamo ste cose rosse, poi si faceva l’appello e rispondevamo una cosa per un’altra. Entravamo in campo e tutti vedevano sta macchia rossa e pensavano c’avessero sparato. Era una cosa legata alle sue idee meravigliose, delle strane macumbe, da personaggi di Soriano. Ci diceva ‘mangia la cibia’, cioè mangia la tibia. Non ci faceva giocare a carte perché ‘semina zizzania’, perché poi uno litigava e in campo non ti passa la palla. Questo era Nenè, non solo, ma un uomo straordinario e di poesia”.
Poi su Gerry Cavallo, suo compagno di stanza: "Un mancino forte, ma senza disciplina. Era un ribello vero. Lui ha una storia sul suo esordio in Serie A mancato che è un capolavoro assoluto, gli volevo molto bene. Ha fatto il calciatore nelle serie minori a Brindisi, poi è stato capitano del Pisa. Tecnicamente poteva giocare in A, ma non era addomesticabile. Ci siamo ricontrati grazie a Sergio Brio tre-quattro mesi fa. Lui è un grande juventino. Può raccontare tante cose, era l'idolo di Brindisi. Con lui palleggiavamo in mezzo alla gente con una famosa palla di sabbia, l'Hacky Sack. Mi ricordo che l'ha fatto anche sotto la pioggia di Torino a novembre con i pantaloncini corti, pensa la malattia".