L'inizio da scouting
Comolli ha trovato anche delle complicanze in Giappone: "Il rovescio della medaglia è che è difficile sviluppare la creatività con i giocatori giapponesi, perché è difficile responsabilizzarli e dirgli: “Sai che hai libertà in campo, hai la libertà di esprimere il tuo talento”. Non è una società abituata a questo e ricordo molto bene quando mio zio e mia zia vennero a trovarmi all'epoca, era il '96, e io dissi loro che sentivo che c'era qualcosa che non andava nella società giapponese e che credo stesse andando incontro a un declino in termini di potere economico". Ed è qui che ritorna nel discorso Wenger: "Sono andato a trovarlo a Londra e gli ho chiesto cosa dovessi fare. Lui mi ha detto: “Vieni a unirti a me” e io gli ho detto: “Perché?” e lui mi ha detto: “Non lo so ancora, ma vieni qui”. Mi presentò al capo scout dell'Arsenal che all'epoca era davvero stufo di viaggiare in Francia ogni fine settimana perché Aron lo mandava a vedere i giocatori in Francia. Ed è così che ho iniziato a fare lo scout. Ho iniziato come scout locale francese e poi mi sono allargato alla fine del primo anno e sono diventato scout europeo. Sono rimasto sette anni e ho viaggiato per il mondo e sono andato in Sud America, Africa, Asia, ovunque si possa pensare, in Russia, in Ucraina, sai, come uno scout internazionale in un top club della Premier League". Ma nel corso degli anni ha poi svolto tanti ruoli in vari club.
La gavetta fino al Tolosa
"I primi anni sono stati frustranti perché volevo ancora allenare e i miei obiettivi erano sempre quelli di diventare allenatore, ma dopo qualche anno ho detto: “Sono stufo di sentirti dire che non sei contento di essere uno scout, fai il tuo lavoro e stai zitto”, e così ho fatto il mio lavoro e sono stato zitto. Per diventare direttore sportivo non avevo idea di cosa si dovesse fare o facesse un direttore sportivo e ogni volta che mi chiamavano mi dicevo: "No non è il momento giusto, resta qui". Fino al giorno in cui ho ricevuto la chiamata e ho detto "questa volta non posso dire di no" - ha spiegato Comolli. Poi ha proseguito: "Così a 32 anni sono diventato direttore sportivo del Saint Etienne, che è stato il mio primo lavoro da dirigente, e poi sono stato incaricato da Noan Partners di andare al Tottenham come direttore sportivo, poi sono tornato al Saint Etienne. Poi sono stato a Liverpool e Fenerbahce, e poi proprio durante il Covid, nel 2020, è arrivata l'occasione per diventare il presidente del Tolosa. L'ho colta ed è stato un viaggio incredibile".