TORINO - Un’azzeccata vignetta, ieri, lo ritraeva nelle vesti di Steven Bradbury, oro olimpico nello short track alle Olimpiadi di Salt Lake City 2002 perché... tutti gli avversari, intorno a lui, erano caduti sul ghiaccio. Sì, deve sentirsi un po’ così, in questi giorni, Igor Tudor. Che della panchina della Juventus sarebbe il proprietario, e nemmeno a così breve termine: il quarto posto centrato in campionato ha fatto scattare il rinnovo automatico del suo contratto, ben oltre l’imminente Mondiale per Club, fino al 30 giugno 2026. Epperò, intorno a lui, l’allenatore bianconero si vede quotidianamente affiancato da nuovi avversari: Conte prima, Gasperini poi... tutti idealmente scivolati sul ghiaccio, però, come accaduto oltre vent’anni fa alle spalle del pattinatore australiano. La speranza del tecnico croato è di ottenere la sua, personalissima, medaglia d’oro, ovvero la conferma sulla panchina anche per la prossima stagione, al saldo del fatto che il club vanti ancora una clausola per uscire - a fronte di una piccola penale - dall’accordo in essere. Così da poter dimostrare il proprio valore non già da “traghettatore”, etichetta che sta decisamente stretta a Tudor, ma da allenatore “a tempo pieno”, fin dalla preparazione estiva e con voce in capitolo sulla composizione dell’organico.