Thiago Motta 3
Una sciagura totale sulla panchina della Juventus, soprattutto alla luce del lavoro brillante svolto con il Bologna nella stagione precedente. Ma guidare un club di prima fascia come i bianconeri è tutt’altra cosa, sia per le pressioni che per la gestione di uno spogliatoio più complesso. L’inizio era stato incoraggiante e aveva fatto pensare a un’annata positiva, con una squadra propositiva e risultati convincenti. Per un certo periodo, infatti, il progetto sembrava funzionare. Poi però è arrivato il buio: le prime difficoltà, le tensioni interne e uno spogliatoio che ha iniziato a mostrare crepe evidenti, riflettendosi negativamente sul campo. Troppi i punti persi contro squadre alla portata, troppe le occasioni sprecate. Decisiva, in negativo, quella settimana nera con l’eliminazione dalla Champions League per mano del PSV e l’inaspettata sconfitta in Coppa Italia contro l’Empoli. Da lì in poi ha perso la fiducia di società, tifosi e squadra. Poi i tremendi ko contro Atalanta (0-4 allo Stadium, mai successo prima) e Fiorentina (0-3 a Firenze in un match senza storia). Alla fine, la separazione è stata come l’unica soluzione possibile, inevitabile, per voltare pagina.