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"Conte, Juve e Scudetto: lo sapevo. In macchina per Agnelli, chi lo segue vince"

Intervista a Perinetti, il dirigente che per primo ha creduto in Antonio puntando sul suo talento in diverse situazioni e con diverse squadre

Il Siena e il Bari

Così nel 2005 lo porta al Siena… 
«All’epoca Antonio sembrava dovesse diventare il tecnico della Juve Primavera: appena seppi che la cosa non sarebbe andata in porto, lo chiamai per fargli fare il vice di De Canio. Già durante gli allenamenti settimanali però era lui a condurre le sedute e a guidare la squadra. Gigi gli lasciava spazio e Conte mostrava di avere idee importanti».  
 
Nel dicembre 2007 gli affida la guida del Bari. Un bel coraggio vista la leccesità di Conte… 
«Venivamo dal derby perso 4-0 e serviva una svolta. Parlai con Matarrese e gli suggerii di prendere Antonio, che secondo me era un giovane allenatore in grado di cambiare la storia del calcio a Bari. Con quelle parole incuriosii il presidente, che si fidò della mia intuizione: il resto della storia la conoscete. Il primo anno ci salvammo brillantemente, vincendo in casa del Lecce e la stagione successiva andammo in Serie A».  

Nell’estate 2010 il binomio Perinetti-Conte si ricompone a Siena e arriva un’altra promozione. 
«Duellavamo contro squadroni come Torino e Atalanta, ma alla fine saliamo in A. Quell’anno passa alla storia per la sfuriata di Antonio prima della gara di Modena che compattò l’ambiente e il famoso “Gufi state a casa” che ancora oggi è virale sui social».

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