“Lezioni americane” di Italo Calvino è un’indagine sulle qualità che rendono una storia potente e duratura, per definire un’idea di letteratura che possa affrontare le sfide del futuro. Noi, molto più prosaicamente, vogliamo capire quali sfide deve affrontare il calcio, soprattutto italiano, e come può sostenerle. Guglielmo De Feis è docente di Cultural Intelligence a Coverciano nei corsi Master Uefa Pro, Direttore Sportivo, Psicologi dello Sport e Osservatori Calcistici. Lì dove la Cultural Intelligence è la capacità di relazionarsi e lavorare efficacemente negli ambiti interculturali e multiculturali.
Cos’è la Cultural Intelligence?
«La Cultural Intelligence è lo studio che permette di porsi di fronte alle differenze culturali, la capacità di mettersi nei panni altrui, di vedere le cose da un’altra prospettiva. Nel calcio gli staff sono cresciuti a dismisura e dentro questi ogni figura professionale ha spesso il suo punto di vista egoistico su come fare le cose. Differenze che si devono innestare le une nelle altre se si vuole che il gruppo raggiunga un obiettivo comune».
Come si applica questa interpretazione all’Inter di Inzaghi e al Napoli di Conte?
«Sono due allenatori che credono molto nella cultura dello spogliatoio e vi dedicano tempo. Conte è esclusivo, vuole essere seguito e lascia indietro chi non lo fa. Inzaghi sceglie prima e poi porta avanti tutti insieme, è inclusivo e lo ha dimostrato, per esempio, con Arnautovic e Zalewski».