La fiducia di Motta e Tudor
Motta non ha mai smesso di credere in lui, schierandolo in tutte le zone del campo, persino a dispetto di Vlahovic, l’unica punta di ruolo - fino a quel momento - a disposizione nel decimato scacchiere bianconero. Con l’arrivo di Tudor, il minutaggio è rimasto sostanzialmente lo stesso, a dispetto di una nuova collocazione in campo, sulla carta più congeniale alle sue caratteristiche: quella di trequartista alle spalle di Kolo Muani. Dopo mesi e mesi di corse all’indietro per aiutare i compagni, di palloni ripuliti a ridosso della propria area di rigore, Tudor è tornato a concedergli un po’ di anarchia calcistica. Il diritto di prendere palla e lasciarsi guidare dall’istinto, di provare la giocata individuale.
È tempo di alzare l'asticella
E i risultati, in termini realizzativi, non sono tardati ad arrivare. Se contro l’Udinese Tudor si era trovato costretto ad arretrarlo nei 4 di centrocampo per via dell’emergenza infortuni, a Venezia con i rientri degli squalificati (Thuram e Savona) e le conferme in allenamento dei vari acciaccati (Cambiaso, McKennie e Kelly su tutti), Nico potrà tornare ad agire al fianco di Kenan Yildiz. L’ultima occasione per riscattare un annata così e così e tenere fede a quel suo prolifico vizietto. A Buenos Aires si è regalato la promozione nella massima serie argentina, a Firenze il primo pass della storia del club in Conference League. È tempo di alzare l’asticella...