TORINO - Quel sentimento di dispiacere che ha palesato Igor Tudor in conferenza, ecco, è un po' la rappresentazione dell'aria che tira alla Continassa. Per Teun Koopmeiners ci sarà da aspettare, così come lo si fa rigorosamente dallo scorso 12 aprile, ben 36 giorni e alcuni persino di preoccupazione. L'olandese ha salutato quando sembrava in netto recupero, lui che con l'arrivo del croato non era stato messo in discussione, anzi: tra i primi obiettivi del nuovo allenatore c'era proprio la missione di recuperarlo, di dargli nuova linfa oltre a una diversa narrazione. E qualcosa era stato ottenuto. Cioè: qualcosina.
Un gol contro il Lecce prima di una sfortunata tacchettata che l'ha praticamente privato del finale di stagione, in cui avrebbe potuto prendere ossigeno, occasioni, staccarsi dall'etichetta di flop rimasta così appiccicatagli addosso. Si è trattato di una lesione, a tutti gli effetti. Inizialmente gestita, quindi maneggiata con estrema delicatezza e cura, con il passare del tempo e il ritorno puntualissimo del dolore. Teun ha passato molte più mattine tra terapie e lavoro personalizzato, pochissimo in campo. Non c'è mai stato realmente il sentore che potesse recuperare sul filo della volata Champions, e per Tudor, che con il numero 8 aveva trovato un suo equilibrio e soprattutto uno di squadra, è stata dura da digerire.