"Dybala è un ragazzo non più giovanissimo della Laguna larga che ha avuto la possibilità di vivere il suo sogno, di giocare a calcio e che oggi sta vivendo una vita che non avrebbe mai immaginato di poter vivere, di cui è molto grato per tutte le lezioni che la vita mi ha dato, sia quelle belle che quelle brutte". Paulo si è raccontato a 360° nell'intervista concessa al giornalista argentino Gaston Edul nella sua casa a Roma. Dal calcio al moda, passando per l'infortunio e per il futuro: "La porta per l'Argentina è sempre aperta".
Dybala, l'Argentina e gli allenatori
Dybala ha ricordato la Copa America e il Mondiale con l'Argentina, poche occasioni ma quelle giuste per essere determinante: "Un po' anche quello che mi è successo in finale, non sono entrato molto spesso e ho dovuto segnare un gol anche se, beh, la partita è stata un po' complicata, incredibile... (il gol decisivo contro il Cile per il terzo posto in Copa America ndr). Sono riuscito a giocare in quelle partite e poi in Coppa del Mondo, non ho giocato molto, ma ho giocato il giusto per via di un infortunio importante, ma ero disponibile e dovevo essere pronto al 100% in caso di chiamata dell'allenatore. Sapevo che a un certo punto sarebbe toccato a me e dovevo essere concentrato ed è successo proprio in finale (sul rigore nella finalissima con la Francia in Qatar ndr)".
Su alcuni degli allenatori avuti in carriera Paulo ha parlato così: "Scaloni lavora molto e parla tantissimo con i giocatori e questo dà molta fiducia alla squadra per fare le cose bene e per far sentire bene i giocatori. Poi c'è Dario Franco che mi ha parlato tanto appena ho cominciato, mi ha dato molti consigli e per me era all'inizio, era tutto nuovo, quindi per me è stato un vantaggio. Ranieri è più uno psicologo, l'ho detto più volte, che un allenatore".