TORINO - Se come diceva Agatha Christie “un indizio è un indizio, due sono una coincidenza e tre sono una prova” ecco che sei partite diventano un test più che mai affidabile. E così le 6 sfide made in Tudor raccontano di più degli 11 punti conquistati: 3 match in casa per altrettante vittorie e 3 in trasferta per 2 pareggi e una sconfitta, a Parma. Il lavoro di Igor sulla panchina della Juventus comincia ad avere una forma e un peso preciso, come si suol dire in questi casi, specifico. Certo, il giudizio finale sul suo operato e quindi sul suo destino saranno legati a doppia mandata alla conquista o meno della prossima Champions League, ma intanto la cornice inizia a prendere forma.
Il cambio con Thiago Motta
Per fortuna sua e della Juventus la discontinuità con la precedente gestione Thiago Motta - che in questi giorni sta percorrendo a piedi con la moglie il più che mai riflessivo e intimistico cammino di Santiago - è netta. Non solo nei risultati ma anche nell’approccio alle partite. Non era così scontato che la Juventus a 270’ dalla fine del campionato fosse ancora in corsa per il 4° posto e quindi giocasse per l’accesso alla prossima Champions perché la memoria a volte inganna ma rinfrescarla è sempre esercizio utile.