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“Juve, mi spiace per questa situazione. Conceicao? Come una finale Mondiale…”

“Juve, mi spiace per questa situazione. Conceicao? Come una finale Mondiale…” Liverani

L’intervista all’ex bianconero Rui Barros: “Mi piace il modo in cui lotta, Chico è piccolo ma non molla”

La Champions, Boniperti e il gol più bello

Nel caso la Juve andasse in Champions League, cosa prevede? 
«M’aspetto una stagione completamente diversa da questa. Un’annata molto brillante, quella del riscatto, della scossa positiva. La Juventus è una grande del calcio internazionale, non può non lottare per lo scudetto, non può uscire così presto dall’Europa. Sono pronto a scommettere che la società, la presidenza, la dirigenza sapranno far tesoro degli errori per riportare immediatamente la squadra nel ruolo che da sempre le compete». 
 
Quando lei arrivò a Torino si portava dietro un curioso ma efficace soprannome... 
«Già, “Formiga Atômica”. Anche se a me piaceva più “Ratinho”, (topolino, ndr) oppure “Diabrete” (diavoletto). Tutti nomignoli che m’avevano affibbiato da piccolo». 
 
Boniperti prima della presentazione ufficiale la mandò subito da un parrucchiere torinese a farle tagliare le lunghe chiome ricce e Zoff l’accolse quasi come un figlio... 
«Sì, sono ricordi indelebili. Dino Zoff un grande signore oltre che un grande allenatore. Un gentleman. Mi ha aiutato tantissimo. Fra l’altro fu proprio lui a sollecitare il mio acquisto perché m’aveva visto direttamente all’opera in un’amichevole a Lisbona fra Nazionali Under 23 quando lui era ct e stava preparando le Olimpiadi. Ma anche il presidente Boniperti e tutti i miei compagni furono prodighi d’aiuti e consigli preziosi. E che calore i tifosi! Era la prima volta che lasciavo il Portogallo per trasferirmi all’estero». 
 
Lei è stato diretto anche da alcuni fra i più grandi allenatori della storia... 
«E quanto ho imparato da loro... Il croato Tomislav Ivic al Porto mi fece crescere, mi lanciò e mi dette fiducia. Mi disse: «Entra in campo e divertiti». E al Monaco ho trovato “Le Professeur”, il francese Arsène Wenger. Ricordo che mi chiese subito in quale posizione avrei preferito giocare... Inizialmente al Porto ho avuto Artur Jorge, per il quale provavo soggezione. In seguito Bobby Robson, Toni, Fernando Santos. E quando giocavo nel Varzim uno dei miei primissimi allenatori è stato Félix Mourinho, ex portiere, il papà di José... ». 
 
Il suo gol più bello? 

 «Quello all’Ajax nella finale d’andata della Supercoppa Europea 1987 all’Olimpico di Amsterdam. Contro la squadra allenata da Johan Cruijff: idolo assoluto per me. Il gol della mia vita. Vincemmo 1-0 in Olanda poi bissammo il risultato nel ritorno al “Das Antas” di Porto. Mi spiacque non veder più in panchina Cruijff in quella seconda sfida, sostituito da Hulshoff come allenatore. Ma era stato lui a dimettersi perché si stava accordando con il Barcellona... ». 

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