Con la Juventus ha conquistato Coppa Uefa e Coppa Italia giusto 35 anni fa. E in precedenza, indossando la maglia biancoblù del Porto, aveva alzato al cielo Coppa Intercontinentale e Supercoppa Europea oltre a una pletora di titoli lusitani. Più una Coppa di Francia, quando passò poi al Monaco. Il “palmarès” di Rui Gil Soares de Barros (così è registrato all’anagrafe) luccica di trofei. A fine anno spegnerà 60 candeline. E continua a essere attivo nel calcio, nel “suo” Porto, dove ora lavora alacremente nello staff degli “scout” dopo essere stato a lungo vice-allenatore e in qualche occasione anche tecnico della prima squadra. Nel frattempo sostiene la candidatura di Henrique Calisto, 72 anni, uno dei sui primi maestri nelle giovanili, che punta alla presidenza dell’Assoallenatori portoghese.
Rui Barros, prova ancora un po’ di “saudade” per l’Italia nonostante sia passato tanto tempo?
«Certo, soprattutto della Juventus. Un pezzetto del mio cuore è rimasto lì a Torino».
Ogni tanto torna qui da noi?
«Abbastanza spesso. Ho già programmato una visita a Torino dal 15 al 19 giugno prossimi con alcuni amici».
Si sente con qualcuno dei suoi vecchi compagni?
«Sì, abbiamo una chat di gruppo. Una bella cosa. Ce le raccontiamo. A volte arrivano commenti o “emoji” da schiantarsi dalle risate... De Agostini, Galia, Tricella, Alessio, Casiraghi, Tacconi che ha compiuto un recupero miracoloso, la più bella parata della sua vita. Purtroppo ci ha lasciati Totò Schillaci... ».