La grottesca giornata in cui si è decisa con enorme fatica la nuova calendarizzazione di Inter-Roma ha offerto uno spaccato del racconto del calcio da queste parti, in particolare quando si richiamano i fatti di Calciopoli. Oltre alle arrampicate sugli specchi del mondo interista per riposizionarsi ogni volta che spuntava una nuova indiscrezione ("giusto rinviare a maggio, giusta una deroga sabato sera, anzi brava Inter che non vuole favoritismi e accetta di giocare di domenica", più altre acrobazie), i soliti noti non hanno perso l'occasione per capovolgere la realtà citando impropriamente fatti del passato. Ci si riferisce alle intercettazioni calciopolesche ai tempi della morte di Papa Wojtyla: i nostri eroi, guidati dalla loro ossessione per Moggi e la Juventus, hanno rovesciato i fatti emersi al tempo, attribuendo a big Luciano chissà quale potere nelle decisioni assunte in quei delicati frangenti.
Malafede e ignoranza
La famosa telefonata con il ministro Pisanu, in cui l'ex dg bianconero suggerisce di spostare la giornata solo in caso di effettivo decesso del Pontefice e non preventivamente, viene presa come massimo esempio di onnipotenza moggiana. Tuttavia, come sempre quando i media mainstream ricostruiscono Calciopoli, viene omessa la parte decisiva e di segno opposto: per malafede o, peggio ancora ma altrettanto frequente, per assoluta ignoranza circa i fatti di allora. Manca, come sempre, tutto ciò che accade al di fuori dell’unica grande immarcescibile ossessione italiana, la Juventus.