La Juve, la malattia e il nuovo ruolo: parla Muratore
Infine Muratore ha parlato in prima persona della sua esperienza alla Juve e anche della malattia. “L’ho sempre detto che io, finita la mia carriera calcistica, avrei chiuso a chiave questo portone e non ne volevo sapere più niente”. “Sentire Buffon, Chiellini, Bonucci, Ronaldo caricarsi a vicenda son state cose che ricordo con molto piacere. Da piccolo quando andavo a fare il raccattapalle allo stadio ero lì, vedevo i giocatori, i tifosi, e quindi dopo un po’ ritrovarmi a giocare è stata una grande emozione”. Poi è ritornato sull'operazione: “Ho pensato, ‘E se domani mi sveglio e sono paralizzato? O magari non mi sveglio?’. Avevo bisogno di mia madre, perché poi un suo abbraccio fa la differenza: in quel momento lì è stato unico per me. La parte destra non è uguale alla sinistra, non ho la stessa sensibilità di prima e anche la memoria va e viene. Se sei consapevole di questo sei a posto con te stesso. In una scala prima mettevo avanti il calcio, ora sicuramente la salute e la famiglia al primo posto. Per me il calcio è divertimento, felicità e passione ed è quello che cerco di trasferire ora ai ragazzi. Stanno seguendo il loro sogno. Questo è il mio mondo, è casa, l'aria di Vinovo è diversa".